Pettorano sul Gizio: è giallo sulla morte del muratore. Domani l’autopsia

Dall’autopsia potrebbero emergere particolari utili a risolvere il giallo della morte di Adem Berisha, muratore di 56 anni di origini kosovare, trovato senza vita in casa dai familiari, già interrogati e rilasciati, che per primi hanno dato l’allarme. Sul collo dell’uomo segni di strangolamento.

È giallo sulla morte di Adem Berisha un 56enne di origine kossovara, trovato senza vita con un cavetto per la ricarica del telefonino stretto attorno al collo, nella notte tra il 20 e 21 ottobre, nella sua camera da letto della sua abitazione di via Vittorio Monaco a Pettorano sul Gizio.

Si indaga per omicidio ma non si esclude neppure che l’uomo possa essersi tolto la vita. A chiarire le cause del decesso sarà l’autopsia che, nella giornata di domani, sarà eseguita dal medico legale Ildo Polidoro che ha già effettuato una ispezione cadaverica dalla quale è emerso che Berisha sarebbe morto per soffocamento.

Il cadavere di Berisha, che viveva nel paese della provincia dell’Aquila da circa 30 anni e faceva il muratore, è stato trovato dal figlio di 31 anni che ha prestato i primi soccorsi e con il quale conviveva, insieme alla nuora e al nipotino, arrivati da quasi due anni in Abruzzo. Erano tutti in casa al momento della tragedia. La Procura della Repubblica di Sulmona ha aperto un’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Edoardo Mariotti.

Sul posto sono intervenuti il personale del 118 che ha potuto solo constatare il decesso dell’uomo e i carabinieri della compagnia di Castel di Sangro insieme al Nucleo investigativo dell’Aquila, tutti coordinati dal capitano Fabio Castagna e dal maggiore Edoardo Commandè.

La salma è stata trasferita all’obitorio dell’ospedale di Sulmona mentre l’abitazione dove è avvenuto il decesso, è sotto sequestro, insieme ad alcuni elementi trovati nella camera da letto, tra cui il cavetto per la ricarica del telefono che avrebbe provocato la morte per strangolamento.

Sia il figlio che la nuora di Berisha sono stati ascoltati in caserma, come persone informate sui fatti e, dopo un lungo interrogatorio, sono stati rilasciati senza che nei loro confronti sia stato emesso alcun provvedimento. Dovranno tenersi a disposizione senza allontanarsi dal paese.

I vicini di casa, come gli altri abitanti, raccontano che l’uomo, che tutti chiamavano Adamo, non aveva mai manifestato propositi di togliersi la vita e di non aver mai sentito screzi o litigi sia quando la famiglia viveva nel centro del paese che nella nuova abitazione presa in affitto in via Vittorio Monaco. Dicono che “andava d’accordo con tutti e che era un grande lavoratore “.

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