Automotive: nuova Punto in Polonia, Sevel a rischio?

“La nuova Punto sarà prodotta in Polonia su piattaforma della PSA, azienda francese di auto con la quale la FCA sta predisponendo la fusione. A rischio anche la Sevel in Val di Sangro?”. A lanciare l’allarme ‘Azione Civile’ per voce del suo presidente e fondatore Antonio Ingroia. 

“La nuova Punto sarà prodotta in Polonia su piattaforma della PSA, azienda francese di auto con la quale la FCA sta predisponendo la fusione. La notizia delle scorse settimane segue analoghi annunci precedenti. Dopo decenni in cui ha segnato in maniera determinante le politiche industriali italiane e ricevuto immensi sovvenzioni statali, ultimo il prestito di 6.3 milioni di euro da Intesa San Paolo garantito da Sace e senza nessun obbligo previsto dallo Stato per il mantenimento di produzioni e livelli occupazionali, l’ex FIAT si prepara a completare il processo di completo abbandono del nostro Paese?”. A lanciare l’allarme “Azione Civile” per voce del suo presidente e fondatore Antonio Ingroia nelle cui parole motivate apprensioni per eventuali ripercussioni in Abruzzo.

“La FCA non è più ormai italiana, rifugiatasi nelle comode braccia del fisco olandese. Il vecchio progetto ‘Fabbrica Italia’ di Marchionne non ha realizzato nessuno degli investimenti promessi ma ha falcidiato i livelli occupazionali e lanciato l’offensiva contro i diritti dei lavoratori culminata nell’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e nel jobs act renziano. Ora, le notizie di queste settimane fanno temere un nuovo massacro sociale con la chiusura di altri stabilimenti o, comunque, la cancellazione di migliaia di posti di lavoro. Notizie che potrebbero interessare direttamente gli stabilimenti per la produzione di auto di Pomigliano d’Arco e Melfi. Ma in prospettiva, considerando il peso della produzione di auto e il processo in atto dai tempi di ‘Fabbrica Italia’, interessare tutti gli stabilimenti del gruppo a partire dalla Sevel in Abruzzo, attualmente il più grande stabilimento del settore.

“È ora che lo Stato italiano cominci a pretendere dall’ex FIAT il rispetto del Paese e dei lavoratori, chiedendo finalmente  il conto delle miliardi di lire e milioni di euro – insiste Ingroia- che nei decenni sono stati regalati alla società della famiglia Agnelli. Mostrando quella schiena dritta che non c’è mai stata. La fuga definitiva dall’Italia è sconcertante, inaccettabile il prezzo che gli italiani rischiano di dover pagare. Chi di dovere, dai palazzi del potere romano a coloro che dovrebbero rappresentare le istituzioni italiane (non olandesi, polacche, francesi o fiattesche), rompa il silenzio, alzi la voce e si imponga di fronte a quest’ennesimo possibile sopruso padronale”.