Covid Abruzzo: dopo 2 mesi terapie intensive sotto soglia allarme

Dopo circa due mesi il tasso di occupazione dei posti letto di terapia intensiva in Abruzzo torna al di sotto della soglia di allarme: al momento è occupato il 27,44% dei 215 posti disponibili. Il Pescarese ” vanta” l’incidenza settimanale più bassa d’Italia.

In rianimazione, infatti, sono ricoverate 59 persone, cioè cinque in meno rispetto a ieri al netto di decessi, dimissioni e sei nuovi accessi. Il dato relativo all’area non critica, oggi al 37%, è già da diversi giorni al di sotto del valore limite, fissato al 40%. In area medica sono ricoverate 553 persone, 16 meno di ieri. Gli altri 9.649 attualmente positivi sono in isolamento domiciliare (-128).

E’ dalla metà di febbraio, quando i numeri stavano aumentando in modo repentino tra le province di Pescara e Chieti e, in particolare, nell’area metropolitana, che il tasso di occupazione dei posti letto di terapia intensiva in Abruzzo aveva superato la soglia di allarme. Il record è stato raggiunto lo scorso 13 marzo, quando in rianimazione erano ricoverate 94 persone e il 44% dei posti era occupato. Mai, neppure nella seconda ondata, si era arrivati a dati così elevati. Nell’ultima settimana i ricoveri in terapia intensiva sono scesi in modo significativo, passando dai 72 di sette giorni fa ai 59 odierni.

Dopo essere stata per diversi giorni, a fine febbraio, il territorio con il valore più alto, alla luce dei dati odierni Pescara è la provincia italiana con la più bassa incidenza settimanale dei casi per centomila abitanti: il dato al momento è pari a 53. Solo sei, nelle ultime 24 ore, i casi emersi. Al secondo posto, con un’incidenza pari a 55, c’è la provincia di Isernia e al terzo Campobasso (66). Il Pescarese, nella terza ondata – in Abruzzo partita in anticipo rispetto al resto d’Italia – è stato a lungo il territorio più colpito del Paese. Prima che altrove, infatti, tra le province di Pescara e Chieti e, in particolare, nell’area metropolitana del capoluogo adriatico, la variante inglese è rapidamente divenuta prevalente. La circolazione del virus, complice la variante, è stata più sostenuta che mai. Tanto che il 16 febbraio la provincia di Pescara ha registrato il record di nuovi casi, 329, e tre giorni dopo, il 19 febbraio, quello dell’incidenza, che è arrivata a 505. Nella stessa data anche Pescara città ha raggiunto il picco massimo, pari a 522. Il territorio è rimasto in zona rossa per circa quaranta giorni. Con la variante inglese anche le maggiori restrizioni hanno fatto fatica, ma oggi, a quasi un mese dall’uscita dalla zona rossa, si vedono gli effetti delle misure. Ancora migliore del dato provinciale è quello del capoluogo adriatico, che ha un’incidenza pari a 47,5.