Pescara Calcio: squadra esangue, così non c’è alcuna speranza

Esangue e rassegnato. Una sensazione bruttissima. A prescindere dai limiti, l’aspetto più preoccupante. Il Pescara perde anche a Vicenza. Numeri impietosi: Diciassettesima sconfitta in 30 partite, peggiore attacco ( 22 gol ), difesa più perforata ( 47 ) primato negativo condiviso con Entella e Reggiana.

Magari fosse stato solo rinunciatario. Perché con questo piano partita, legittimo per lacune strutturali, ci saremmo almeno aspettati una prestazione gagliarda, caratteriale, ricca di vis pugnandi. Il minimo sindacale. E invece, nulla di tutto ciò. I biancazzurri hanno tradito le attese, concedendo tanto nel primo tempo malgrado, specie a centrocampo, le scelte siano state chiaramente conservative.

Senza carica agonistica, non puoi mai competere. Solito gol assurdo subito sugli sviluppi di un calcio da fermo. Nessuna reazione, play out sempre più lontani. In simili circostanze si fa una fatica enorme, anzi è fuorviante parlare di sistemi di gioco, numeri e formulette.

Così com’è stato pensato, allestito e ritoccato, ovvero male, questo Pescara non è in grado di interpretare gare in chiave offensiva. Dopo 30 giornate è sin troppo chiaro. Se subisce gol non ha la forza di recuperare. Ma senza nerbo e carica agonistica, discorsi e ragionamenti diventano inutili. Non solo: non c’è filtro, non si vince un contrasto, in area non si marca. Ennesima rete subita in area piccola.

A gennaio sono arrivati tanti giocatori con poco minutaggio e, quindi, senza ritmo gara o quasi. Le uniche eccezioni: Dessena che dà sempre il suo contributo anche in termini di personalità e Odgaard comunque giovane e alla prima esperienza in B. Tutti gli altri hanno deluso le aspettative. Non sono arrivati giocatori pronti. Attacco inconsistente. La difesa continua a subire gol. I numeri non mentono mai.

Gli allenatori

Oddo: appena 4 punti e ben 7 sconfitte in 9 partite con una differenza reti da brividi ( 6 gol fatti, 19 subiti ). Squadra senza gioco, identità, soprattutto organizzazione. Spogliatoio spaccato. Il tecnico pescarese ha avallato le scelte di mercato. Non era d’accordo ? Avrebbe dovuto dimettersi ma non lo ha fatto. Ha accettato di allenare la rosa di inizio stagione e i risultati sono stati disastrosi.

Macerie raccolte da Breda che aveva trovato la strada giusta ribaltando la situazione ( 12 punti in 8 gare ), quindi il crollo ( un pareggio e 5 sconfitte ).

Infine, Grassadonia: bene nelle prime 5 partite. Più o meno come il suo predecessore con un minimo di palleggio in più. Contro l’Ascoli l’azzardo di provarla a vincere in 10 nei minuti finali ( fuori Busellato dentro Machin ). Forzatura pagata a caro prezzo. Un ko che ha lasciato il segno.

A Vicenza, squadra senza nerbo e rassegnata. Play out a sei lunghezze con 8 partite da disputare e tre scontri diretti ( Entella e Reggiana in casa, Cosenza fuori ). Ma prestazioni del genere, purtroppo, non sembrano lasciare scampo.

Commento di Massimo Profeta