Sulmona: chiesto rinvio a giudizio dell’amministratore unico Cogesa, Vincenzo Margiotta

Con le accuse di falso in bilancio e peculato, la Procura della Repubblica di Sulmona ha chiesto il rinvio a giudizio dell’amministratore unico della società Cogesa, Vincenzo Margiotta.

Stando alla relazione tecnica dei periti, e consegnata al procuratore Giuseppe Bellelli, l’amministratore avrebbe attestato un utile inesistente nascondendo perdite che si aggirerebbero sui 371mila 500 euro. Tutto questo sarebbe avvenuto, secondo le accuse, nonostante le osservazioni presentate dalla società di controllo e dal collegio sindacale. Invece, a proposito dell’ipotesi di peculato, Polizia e Guardia di Finanza contestano all’amministratore Cogesa rimborsi per 23.900 euro, a fronte di circa 44.000 chilometri che avrebbe percorso con l’auto personale, per spostamenti da precisare.

La Cogesa è una S.p.A. che conta come soci 65 Comuni della Provincia di L’Aquila e Pescara. Con sede a Sulmona progetta ed eroga servizi di raccolta e trasporto di rifiuti solidi urbani. Gestisce impianti di gestione di rifiuti solidi urbani ai fini del recupero e dello smaltimento. Recupera dai rifiuti urbani carta, vetro, plastica, alluminio, legno da avviare all’industria e compost per l’agricoltura.

Non entra nel merito delle accuse, che andranno valutate nelle sedi opportune ma l’avvocato Alessandro Scelli, difensore dell’amministratore unico della società Cogesa, Vincenzo Margiotta, sferra un duro attacco agli uffici del terzo piano del palazzo di giustizia ipotizzando una violazione del segreto istruttorio riguardo alla notizia diffusa in mattinata dagli organi di stampa sulla richiesta di rinvio a giudizio del suo assistito.

“Dal momento che l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio, corredata ovviamente da un contestuale decreto di fissazione di udienza preliminare, non è stata al momento notificata né all’avvocato Margiotta né alla mia persona quale suo difensore di fiducia – afferma l’avvocato Scelli – sarebbe opportuno che si indicasse quale fonte possa avere consentito la pubblicazione di una notizia ancora coperta da segreto istruttorio”.