Sirente-Velino, la Soa: “Nuove autorizzazioni per 13 edifici a Prato della Madonna”

Non c’è pace per il Parco regionale Sirente-Velino. La Soa (Stazione ornitologica abruzzese) denuncia che i costruttori che vogliono realizzare 13 edifici in località Prato della Madonna, a Rocca di Mezzo, tornano alla carica per ottenere nuove autorizzazioni nonostante le due bocciature del Consiglio di Stato.

In base alla ricostruzione della SOA, il 3 dicembre scorso la società Biocasa di San Severo ha depositato al Comitato Via della Regione un’istanza, che verrà discussa il prossimo 16 dicembre, per ottenere un nuovo parere favorevole sulla procedura di Valutazione di Incidenza Ambientale che attiene ai siti di interesse comunitario per flora e fauna. “Solo che per farlo – scrivono gli ambientalisti – richiamano una norma introdotta con il famigerato Decreto Semplificazioni del 2020 che però riguarda la diversa procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (normata invece dal D.lgs.152/2006)”. La Stazione Ornitologica Abruzzese stamattina ha mandato una nota alla Regione facendo notare che “il riferimento normativo è del tutto errato” e chiedendo “di respingere l’istanza”.

Il Consiglio di Stato, dopo la vittoria al Tribunale Amministrativo Regionale di LIPU – Lega Italiana Protezione Uccelli, Italia Nostra Onlus e Mountain Wilderness Italia che avevano fatto ricorso con il supporto della SOA contro il parere favorevole della regione del 2014, ha rigettato per due volte i ricorsi della Biocasa srl (sentenze n.8424 del 20 dicembre 2020 e n. 6634 del 3 ottobre 2019).

“Ora i costruttori – scrive la SOA in una nota – pretendono il via libera su ben 13 edifici “sacrificandone” uno sul bordo per lasciare qualche centinaio di mq ad una specie rarissima e tutelata a livello comunitario presente nell’area, la Klasea lycopifolia. Praticamente in un’area protetta alle specie rare si lascerebbero gli “strapuntini” ai bordi del nuovo cemento! Ovviamente riteniamo che la Regione debba dire chiaramente che in un parco (e non solo lì) bisogna finirla con il cemento imponendo il consumo di suolo zero. Tra l’altro i paesi dell’area sono stracolmi di villette e altri edifici vuoti degli anni ’70 e sarebbe folle sacrificare aree di enorme valore naturalistico”.