Processo tragedia Rigopiano: è la settimana dell’ex presidente della Provincia e dell’ex Prefetto

E’ il giorno, al Tribunale di Pescara per il processo sulla tragedia di Rigopiano, della Provincia, ed in particolare, dei due principali imputati per l’Ente, l’ex presidente Antonio Di Marco, per il quale l’accusa ha chiesto 6 anni, e l’ex dirigente Paolo D’Incecco, per il quale sono stati chiesti 10 anni di reclusione

La difesa affidata ad una memoria di 200 pagine, ma anche alle arringhe dei tre avvocati Marco Spagnolo, Gianfranco Iadecola e Augusto La Morgia. “Un fenomeno meteorologico si può prevedere, non si può prevedere la sua eccezionalità”. Su questa conclusione del Tribunale di Lucca, presente nel dispositivo di assoluzione della Provincia toscana in una vicenda simile alla tragedia di Rigopiano, ha incentrato parte della sua arringa, davanti al giudice Gianluca Sarandrea, l’avvocato Marco Spagnolo, che difende l’allora presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco e l’ex dirigente dell’ente Paolo D’Incecco per i quali la pubblica accusa ha chiesto, rispettivamente, 6 anni e 10 anni di reclusione.

L’arringa, nel Tribunale di Pescara dove è in corso il processo per il crollo dell’hotel Rigopiano di Farindola, travolto da una valanga il 18 gennaio 2017, proseguirà nel pomeriggio e sarà affidata ad altri due legali, Iadecola e La Morgia, oltre che a una memoria di 200 pagine depositata nei giorni scorsi. Riguardo alla specificità delle due posizioni, su Di Marco l’avvocato Spagnolo ha parlato di mera funzione politica e non amministrativa, mentre D’Incecco, seppure in malattia dal 16 al 20 gennaio 2017, e dunque sospeso dalle sue funzioni, ha comunque cercato di dare il suo contributo, vista la gravità dell’emergenza, partecipando attivamente alla fitta circolazione di informazioni sullo stato delle cose nei vari gruppi WhatsApp. In questo scenario, l’Ente Provincia, secondo Spagnolo, ha fatto tutto ciò che si poteva fare, nonostante fosse, già da tempo, un ente in disarmo, per la Riforma Del Rio, e al di là di quelle che, invece, dovevano essere le funzioni di Regione e Prefettura. Spagnolo ha anche puntato il dito su uno specifico disciplinare che avrebbero dovuto rispettare i responsabili dell’Hotel, secondo il quale, in caso di terremoto, viste le scosse della mattina di quel 18 gennaio, gli ospiti avrebbero dovuto essere accompagnati nel piazzale per rientrare solo dopo le verifiche statiche della struttura, cosa che non è avvenuta.

Sul Di Marco, invece, Spagnolo ha sottolineato quelle che erano le sue mere funzioni politiche di indirizzo e di controllo, e non certo amministrative, e per questo non aveva nessuna responsabilità che invece, ha detto ancora Spagnolo, va cercata in Regione e Prefettura. Spagnolo ha anche puntato il dito sulla gestione dell’Hotel che, in base ad uno specifico disciplinare in caso di scosse di terremoto, quella mattina ce ne sono state due ed anche potenti, avrebbe dovuto sgomberare l’Hotel e solo dopo specifiche verifiche statiche della struttura, avrebbe potuto invitare gli ospiti a rientrare. Fatto che non è avvenuto, anzi, gli ospiti sono stati invitati a restare all’interno della struttura. Un richiamo, questo, non gradito da Rossella Del Rosso, sorella di Roberto, tra le 29 vittime, la quale ha ricordato che nonostante le assidue sollecitazioni, né il Di Marco si sarebbe attivato, né il D’Incecco, il quale avrebbe, invece, dirottato una turbina in un piazzale di Roccacaramanico dove erano rimaste bloccate 5 autovetture.