Orso marsicano: una nuova legge della Regione Lazio ne minaccia la sopravvivenza

Il futuro dell’orso bruno marsicano, specie simbolo dell’Italia, è appeso ad un filo. Se l’80% muore a causa dell’uomo, tra bracconaggio e investimenti, l’ennesima minaccia arriva da una nuova legge della Regione Lazio che prevede l’aumento della presenza dei cacciatori in un’area chiave per l’espansione e la sopravvivenza dell’orso.

A lanciare l’allarme è il Wwf che oltre a ribadire “la necessità di azioni che favoriscano la convivenza tra orso e uomo” rilancia i tre obiettivi per salvare il “marsicano”: riduzione della mortalità accidentale di origine antropica, incremento numerico della popolazione, espansione dell’areale nell’Appennino centro-meridionale. L’organizzazione ambientalista rileva che “gli appena 50-55 individui rimasti, inseriti dall’Iucn nella categoria ‘in pericolo critico di estinzione’, sono minacciati da tassi di mortalità ancora troppo elevati, che limitano l’espansione in nuovi territori idonei”. I numeri non lasciano dubbi: dal 1970 ad oggi sono stati 126 gli orsi rinvenuti morti.

Per l’80%, la causa di morte è stata, direttamente o indirettamente, l’uomo. Ora per il Wwf “un’altra minaccia è rappresentata da un’istruttoria approvata dalla Regione Lazio per la riduzione dell’area contigua del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise di oltre 300 ettari, che rischiano di diventare 800 se verranno accolte ulteriori richieste di alcuni comuni, e dalla norma del 27 febbraio 2020, che ha esteso anche ai cacciatori non residenti nei comuni del Parco il diritto di caccia nell’Area contigua”. Delibere – segue la nota -, che verranno impugnate dal Wwf e da numerose altre associazioni. “Gli orsi necessitano di grandi spazi, di aree di alimentazione tranquille e diffuse sul territorio, di aree idonee per la riproduzione e lo svernamento” spiega il direttore scientifico di Wwf Italia, Marco Galaverni così “solo un approccio complessivo può incrementare le probabilità di sopravvivenza dell’orso bruno marsicano” . Wwf ricorda, infine, che “siamo tutti responsabili” e che “ognuno di noi può fare la sua parte sostenendo progetti e azioni di conservazione e scegliendo di compiere le azioni giuste”.