Megalò 2: dopo il TAR anche il Consiglio di Stato dice no al proseguimento dei lavori

Megalò 2: il Consiglio di Stato dice no al proseguimento dei lavori. Confermato il pronunciamento del TAR che rigettò il ricorso dei costruttori e del Comune di Cepagatti. 

No del Consiglio di Stato alla realizzazione del centro commerciale Mirò, noto anche come Megalò 2. Nelle motivazioni della sentenza n. 6044 del 12/10/2020, il Consiglio di Stato  ha nuovamente dato ragione alla Punto Garden s.r.l., difesa dagli Avvocati Salvatore Di Pardo ed Andrea Latessa, ed alla Regione Abruzzo respingendo gli appelli proposti dalla Sile Costruzioni e dal Comune di Cepagatti. Dunque non può essere realizzato il centro commerciale progettato sul terreno adiacente all’attuale impianto “Megalò”.

Il TAR Pescara aveva annullato le proroghe dei permessi di costruire rilasciate dai Comuni per la mancata partecipazione al procedimento dell’Ente preposto alla Valutazione Ambientale. Il Consiglio di Stato ha confermato l’illegittimità delle proroghe dei permessi di costruire precisando che era già chiaro il diniego dell’Amministrazione preposta alla Valutazione di Impatto ambientale e che, dunque, illegittimamente i Comuni interessati avevano consentito di proseguire i lavori. Più precisamente il Consiglio di Stato ha dato atto che il Comitato regionale per la valutazione di impatto ambientale avesse espressamente evidenziato che il sostanziale mutamento delle condizioni ambientali, infrastrutturali e socio economiche del contesto territoriale interessato non  consentissero la realizzazione del nuovo centro commerciale.

Grande soddisfazione viene espressa dagli Avvocati Salvatore Di Pardo ed Andrea Latessa che hanno rappresentato in giudizio le ragioni della Punto Garden Srl, titolare di terreni vicini al luogo in cui sarebbe dovuto nascere il nuovo centro commerciale. L’Autorità di Bacino aveva espressamente affermato, in plurimi atti, che l’area individuata per la costruzione del nuovo centro commerciale dovesse rimanere libera da costruzioni e che  gli argini, di cui era stata ordinata la costruzione, fossero unicamente diretti a preservare l’area a monte e non a rendere edificabile quella a valle.

Ora si proceda con l’obbligo di demolizione di quanto costruito senza permessi legittimi e con le richieste di risarcimento a chi, nelle pubbliche amministrazioni, ha creato danni alla collettività”: è chiarissima la posizione del WWF Chieti-Pescara, espressa dalla presidente Nicoletta Di Francesco, a commento della sentenza del Consiglio di Stato che ha posto la parola fine al progetto Mirò (comunemente noto come “Megalò 2”) che prevedeva una ulteriore cementificazione a ridosso del fiume.

“La lunga battaglia sul piano politico e spesso anche legale che WWF, Confcommercio, Confesercenti e CNA portano avanti da anni, recentemente accanto al Comitato VIA e alla Regione, – commenta l’avv. Francesco Paolo Febbo – vuole tutelare il territorio anche sul piano economico ma soprattutto, e lo dico da socio e attivista del WWF, su quello ambientale: costruire nelle zone a rischio è una follia, come lo è illudersi di poter governare le forze della natura con una barriera di contenimento. La tragedia di Rigopiano e quelle di questi giorni in tutta Italia dovrebbero averci insegnato qualcosa”.