Green pass e controlli: il questore di Pescara ci spiega come e quando richiedere il documento d’identità

Pur non essendo pubblici ufficiali, i ristoratori sono autorizzati a chiedere agli avventori dei propri locali di esibire il documento di identità in abbinamento al Green pass, per consentire una consumazione sicura ai tavoli al chiuso. A fare chiarezza sulla tanto controbattuta vicenda era già stato l’articolo 13 dell’ultimo Dpcm, ma è la circolare del ministro Lamorgese che entra nel dettaglio, specificando come e quando deve essere richiesto il documento di identità, come spiega al nostro microfono anche il questore di Pescara, Luigi Liguori.

 

«La circolare precisa che il controllo da parte dell’esercente di una pubblica attività non è necessariamente obbligatorio per tutti gli avventori che entrano, ma sostanzialmente può essere randomizzato, come diciamo noi con un gergo un pò tecnico. Nell’ipotesi in cui ci sia una manifesta incongruenza tra i dati che vengono fuori dalla app, quando si va a verificare il Green pass e la rispondenza della persona (un uomo con una donna o una persona anziana rispetto a una persona giovane o una manifesta diversità), in quel caso scatta l’obbligo da parte del gestore di richiedere il documento d’identità. Se le forze di polizia durante un controllo dovessero trovare delle persone che non sono legittimamente munite di Green pass all’interno di un esercizio non è automaticamente necessario che scatti anche la sanzione per il titolare dell’esercizio stesso, salvo nel caso in cui ci sia incongruenza manifesta.»

A proposito di sanzioni, cosa si rischia?

«Dai 400 ai 1.000 euro. Per quanto riguarda gli esercenti, nell’ipotesi in cui non rispettino la normativa di riferimento, oppure come avvenuto in qualche caso in cui addirittura sono stati fatti dei proclami pubblici in cui si dichiara il non voler rispettare la normativa, si rischia la sospensione e addirittura la revoca della licenza nei casi di reiterata mancanza.»

Quando invece si rendono necessari anche i controlli incrociati delle forze dell’ordine?

«Le forze di polizia possono autonomamente controllare perché sono i primi soggetti deputati al controllo ai sensi dell’articolo 13 del Dpcm, però possono intervenire anche su richiesta dei titolari degli esercizi, quando rilevano questo tipo di incongruenza. In ogni caso c’è un appello alla responsabilità dei gestori: non c’è la caccia alla contravvenzione e non c’è la caccia al contravventore, ma ci deve essere soltanto un senso grandissimo di responsabilità che ci aiuti tutti a superare questa pandemia.»

Il fatto di dover incrociare il QR Code ed eventualmente il documento d’identità in caso di incongruenza, non potrebbe essere superato rilasciando un Green pass comprensivo di foto dell’interessato?

«Questa è un’ipotesi che va lasciata agli esperti della materia. Credo che a livello europeo il Green pass sia sostanzialmente omogeneo in tutte le nazioni, quindi probabilmente ci sarebbero delle difficoltà maggiori rispetto a quella di stampare esclusivamente il nome e la data di nascita. In ogni caso per fare prima si potrebbe facilitare l’esercente, munendosi  anche del documento, in modo tale da agevolare l’attività di tutti e poter godere delle festività e tutto il periodo rimanente con la necessaria serenità.»