E’ morto a 95 anni il Papa emerito Benedetto XVI. Nel 2009 a L’Aquila per il sisma

Dopo una lunga malattia è deceduto a Roma il Papa emerito Benedetto XVI. Il Santo Padre nel 2009 si recò a L’Aquila per essere vicino ai terremotati

“Con dolore informo che il Papa Emerito, Benedetto XVI, è deceduto oggi alle ore 9:34, nel Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano”. Lo ha riferito il direttore della Sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni. Le condizioni di Ratzinger, 95 anni, si erano aggravate pochi giorni prima di Natale. Dalla mattina di lunedì 2 gennaio 2023, il corpo del Papa emerito Benedetto XVI sarà nella Basilica di San Pietro in Vaticano per il saluto dei fedeli. Lo riferisce la Sala stampa vaticana. I funerali saranno celebrati da Papa Francesco il 5 gennaio. Centinaia i messaggi di cordoglio.

Il rettore dell’università d’Annunzio di Chieti Pescara, Sergio Caputi, in una nota ha espresso il “commosso ricordo della comunità accademica per la scomparsa del Papa emerito” e ha ricordato la prima visita in Abruzzo dell’allora cardinale Joseph Ratzinger, che nel 1989 venne insignito dell’Ordine della Minerva, istituito dall’ateneo nel 1986 e conferito a personalità nazionali e internazionali che abbiano contribuito significativamente al progresso della scienza, della cultura e dell’economia. Caputi ricorda che fu l’allora rettore Uberto Crescenti a prospettare alla comunità accademica della d’Annunzio la possibilità di insignire Ratzinger dell’Ordine della Minerva, per il costante impegno di studio e di ricerca nel mondo universitario, unitamente all’intenso e proficuo servizio ecclesiastico.

Il 4 luglio 2010, la città di Sulmona, la diocesi Valvense e l’intero Abruzzo vissero una giornata storica, con la visita del Papa Benedetto XVI, Joseph Ratzinger, in occasione dell’Anno Giubilare Celestiniano.

Mentre il 28 aprile del 2009 a L’Aquila nel Piazzale della Scuola della Guardia di Finanza a Coppito l’incontro del Santo Padre con i fedeli ed il personale impiegato nei soccorsi. Pubblichiamo il suo discorso.  

Cari fratelli e sorelle!

Grazie per la vostra accoglienza, che mi commuove profondamente. Vi abbraccio tutti con affetto nel nome di Cristo, nostra salda Speranza. Saluto il vostro Arcivescovo, il caro Mons. Giuseppe Molinari, che come Pastore ha condiviso e sta condividendo con voi questa dura prova; a lui va il mio ringraziamento per le toccanti parole piene di fede e di fiducia evangelica con cui si è fatto interprete dei vostri sentimenti. Saluto il Sindaco dell’Aquila, Onorevole Massimo Cialente, che con grande impegno sta operando per la rinascita di questa città; come pure il Presidente della Regione, Onorevole Gianni Chiodi. Ringrazio entrambi per le loro profonde parole. Saluto la Guardia di Finanza, che ci ospita in questo luogo. Saluto i Parroci, gli altri sacerdoti e le religiose. Saluto i Sindaci dei paesi colpiti da questa sciagura, e tutte le Autorità civili e militari: la Protezione Civile, i Vigili del Fuoco, la Croce Rossa, le Squadre di Soccorso, e i tanti volontari di molte e diverse associazioni. Nominarle tutte mi sarebbe difficile, ma a ciascuno vorrei far giungere una speciale parola di apprezzamento. Grazie di ciò che avete fatto e soprattutto dell’amore con cui l’avete fatto. Grazie dell’esempio che avete dato. Andate avanti uniti e ben coordinati, così che si possano attuare quanto prima soluzioni efficaci per chi oggi vive nelle tendopoli. Lo auguro di cuore, e prego per questo.

Ho iniziato questa mia visita da Onna, tanto fortemente colpita dal sisma, pensando anche alle altre comunità terremotate. Ho nel cuore tutte le vittime di questa catastrofe: bambini, giovani, adulti, anziani, sia abruzzesi che di altre regioni d’Italia o anche di nazioni diverse. La sosta nella Basilica di Collemaggio, per venerare le spoglie del santo Papa Celestino V, mi ha dato modo di toccare con mano il cuore ferito di questa città. Il mio ha voluto essere un omaggio alla storia e alla fede della vostra terra, e a tutti voi, che vi identificate con questo Santo. Sulla sua urna, come Ella Signor Sindaco ha ricordato, ho lasciato quale segno della mia partecipazione spirituale il Pallio che mi è stato imposto nel giorno dell’inizio del mio Pontificato. Inoltre, assai toccante è stato per me pregare davanti alla Casa dello studente, dove non poche giovani vite sono state stroncate dalla violenza del sisma. Attraversando la città, mi sono reso ancor più conto di quanto gravi siano state le conseguenze del terremoto.

Eccomi ora qui, in questa Piazza su cui s’affaccia la Scuola della Guardia di Finanza, che praticamente sin dal primo momento funziona come quartiere generale di tutta l’opera di soccorso. Questo luogo, consacrato dalla preghiera e dal pianto per le vittime, costituisce come il simbolo della vostra volontà tenace di non cedere allo scoraggiamento. “Nec recisa recedit“: il motto del Corpo della Guardia di Finanza, che possiamo ammirare sulla facciata della struttura, sembra bene esprimere quella che il Sindaco ha definito la ferma intenzione di ricostruire la città con la costanza caratteristica di voi abruzzesi. Questo ampio piazzale, che ha ospitato le salme delle tante vittime per la celebrazione delle esequie presiedute dal Cardinale Tarcisio Bertone, mio Segretario di Stato, raccoglie quest’oggi le forze impegnate ad aiutare L’Aquila e l’Abruzzo a risorgere presto dalle macerie del terremoto. Come ha ricordato l’Arcivescovo, la mia visita in mezzo a voi, da me desiderata sin dal primo momento, vuole essere un segno della mia vicinanza a ciascuno di voi e della fraterna solidarietà di tutta la Chiesa. In effetti, come comunità cristiana, costituiamo un solo corpo spirituale, e se una parte soffre, tutte le altre parti soffrono con lei; e se una parte si sforza di risollevarsi, tutte partecipano al suo sforzo. Devo dirvi che manifestazioni di solidarietà mi sono giunte per voi da tutte le parti del mondo. Numerose alte personalità delle Chiese Ortodosse mi hanno scritto per assicurare la loro preghiera e vicinanza spirituale, inviando anche aiuti economici.

Desidero sottolineare il valore e l’importanza della solidarietà, che, sebbene si manifesti particolarmente in momenti di crisi, è come un fuoco nascosto sotto la cenere. La solidarietà è un sentimento altamente civico e cristiano e misura la maturità di una società. Essa in pratica si manifesta nell’opera di soccorso, ma non è solo una efficiente macchina organizzativa: c’è un’anima, c’è una passione, che deriva proprio dalla grande storia civile e cristiana del nostro popolo, sia che avvenga nelle forme istituzionali, sia nel volontariato. Ed anche a questo, oggi, voglio rendere omaggio.

Il tragico evento del terremoto invita la Comunità civile e la Chiesa ad una profonda riflessione. Come cristiani dobbiamo chiederci: “Che cosa vuole dirci il Signore attraverso questo triste evento?”. Abbiamo vissuto la Pasqua confrontandoci con questo trauma, interrogando la Parola di Dio e ricevendo dalla crocifissione e dalla risurrezione del Signore nuova luce. Abbiamo celebrato la morte e la risurrezione di Cristo portando nella mente e nel cuore il vostro dolore, pregando perché non venisse meno nelle persone colpite la fiducia in Dio e la speranza. Ma anche come Comunità civile occorre fare un serio esame di coscienza, affinché il livello delle responsabilità, in ogni momento, mai venga meno. A questa condizione, L’Aquila, anche se ferita, potrà tornare a volare.

Vi invito ora, cari fratelli e sorelle, a volgere lo sguardo verso la statua della Madonna di Roio, venerata in un Santuario a voi molto caro, per affidare a Lei, Nostra Signora della Croce, la città e tutti gli altri paesi toccati dal terremoto. A Lei, la Madonna di Roio, lascio una Rosa d’oro, quale segno della mia preghiera per voi, mentre raccomando alla sua materna e celeste protezione tutte le località colpite.