Auchan e Sma, avviate procedure per la cassa integrazione

Margherita Distribuzione, la società facente capo a Conad, ha avviato le procedura relative alla cassa integrazione straordinaria per il 60% della forza lavoro Auchan e Sma. Conad rassicura, nessun licenziamento.

In Auchan e Sma, acquisiti da Conad, potrebbero finire in cassa integrazione 5.323 dipendenti su un totale nazionale di 8.873. Una vera a propria doccia fredda per i sindacati, ancora seduti al tavolo delle trattative per il rilancio degli ipermercati di Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna e Veneto.

La comunicazione è stata diffusa dalle stesse organizzazioni sindacali, alla vigilia di un nuovo confronto a Roma per discutere della procedura di mobilità delle sedi. Un iter precedentemente aperto dalla stessa impresa, secondo la quale la richiesta di cig serve “per dare continuità di reddito nei periodi di ristrutturazione dei negozi, ovvero di cambio insegne e di layout interno” nel momento in cui “si stanno delineando i negozi che passeranno dalla rete Auchan a Conad o ad altri”.

Margherita Distribuzione precisa che la cig riguarderà i lavoratori in tempi diversi e per durate differenti, mano a mano che i negozi faranno il passaggio. Sull’acquisizione pesa la vigilanza dell’Antitrust, anche se il gruppo Conad ha già annunciato che per il 2020 non ci saranno licenziamenti, ma solo “uscite su base volontaria e incentivata” e, per quanto riguarda la Sardegna, dove la cig riguarda 435 dipendenti su 725, non verrà chiuso nessun punto vendita. Margherita Distribuzione conferma che tutti gli interventi sulla rete commerciale ex-Auchan “sono e saranno accompagnati da misure di salvaguardia del lavoro, che hanno permesso di garantire stabilità, continuità e un futuro occupazionale a più di 13.000 persone, con il riassorbimento nella sola rete Conad, ad oggi, già di più di 2.500 esuberi”.

Per la Uiltucs, comunque, l’avvio della cig rappresenta un “segnale preoccupante: speriamo solo che si tratti di un passaggio per il rilancio e non dell’anticamera del licenziamento”. Anche la Filcams Cgil esprime perplessità sulla procedura e chiede che si faccia chiarezza, sollecitando il Mise e il ministero del Lavoro a convocare le parti a breve “per riprendere la vertenza prima che sia troppo tardi”.