L’Aquila, IX Martiri: 40 alberi di noce alla caserma Pasquali, “segno di vita”

foto di Marianna Gianforte

Oggi le celebrazioni in memoria dei Nove Martiri dell’Aquila, i giovinetti uccisi dai nazifascisti il 23 settembre del 1943.

Quaranta piccole piante di noce, una per ciascun bambino nato nel IX reggimento alpini dell’aquila negli ultimi 12 mesi, per ricordare i giovani martiri uccisi il 23 settembre del 1943 da un  plotone misto di fascisti e nazisti alle Casermette. Avevano tra i 17 e i 21 anni: non ancora maggiorenni. È con questo gesto che il comandante del Nono Reggimento Alpini, Paolo Sandri, ha voluto lasciare un messaggio di vita e di rinascita, a 76 anni dalla loro uccisione.

Il sacrificio non ha senso se non porta vita – ha detto Sandri, che ha parlato, davanti a decine di bambini delle quinte classi delle scuole dell’Aquila, di rinascita dopo il buio della guerra e del nazifascismo, un auspicio di rinascita anche dopo gli anni buoi del post-sisma.

La cerimonia più alta a 76 anni dall’eccidio si è tenuta all’interno della caserma Pasquali, dove i nove ragazzi furono costretti a scavarsi la fossa. Una cerimonia toccante, a cui ha preso parte anche il giornalista e storico Amedeo Esposito, che ha dedicato la sua professione e la sua vita alla pratica quotidiana antifascista.

I nove giovani martiri sono morti per darci la vita – ha detto Esposito.

Le celebrazioni hanno preso il via sabato scorso, per tre giorni di commemorazione che hanno coinvolto tutta la città questa mattina alle 9,15 la deposizione di una corona di alloro alla base della partenza del “Sentiero Nove Martiri” che conduce alla Madonna Fore e, alle 10 al piazzale dell’istituto “Amedeo di Savoia Duca d’Aosta”, alla presenza delle autorità civili, militari e scolastiche e degli alunni in rappresentanza delle scuole cittadine, la deposizione di una corona di alloro donata dall’Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea. Tra i giovani uccisi anche un ragazzo di Tornimparte, Francesco Colaiuda.

 

 

 

Marianna Gianforte: