L’Aquila: Centro di prima accoglienza, la denuncia dei sindacati

Minori arrestati e poliziotti penitenziari in strutture disagiate al Centro di prima accoglienza di L’Aquila: i sindacati lanciano un grido di allarme.

I sindacati di categoria Osapp, Uil, Sinappe e Fp Cgil denunciano la situazione del Centro di prima accoglienza dell’Aquila, che ospita i minori in stato di arresto o fermo in attesa di convalida, e dove operano anche poliziotti penitenziari e personale di diversi profili professionali. Con un atto inviato a Ministero della giustizia, Ministero delle infrastrutture, Regione, Prefetto e Presidente del Tribunale per i minorenni, i sindacati chiedono che si faccia chiarezza e si trovi una soluzione adeguata al problema.

«A seguito degli eventi sismici registrati negli anni scorsi, venivano chiuse alcune strutture (tra cui il carcere minorile e il centro giustizia minorile) e l’attuale Centro di prima accoglienza è stato destinato a uno spazio di 100 mq circa, dove vengono ospitati minori e uffici vari con diverso personale, con relativi e consequenziali limiti logistici e organizzativi, eventuali compromissioni di ordine e sicurezza, e preoccupazioni per i mancati distanziamenti e precauzioni in materia di emergenza Covid», sostengono i sindacati in una nota.
«Inaccettabile, in uno Stato di diritto, quando quelle stesse strutture potrebbero essere riqualificate, visto che vi è già un progetto che trasferirebbe l’attuale Centro di prima accoglienza presso la struttura dell’ex carcere minorile.
Anche il personale, che risiede fuori regione e pernotta nel tempo strettamente necessario che intercorre tra un turno e un altro, è costretto ad adeguarsi in uno spazio aberrante e senza garanzia per la propria incolumità fisica.
Ci appelliamo alle massime autorità istituzionali e governative, affinché vengano avviati interventi migliorativi nell’interesse collettivo. In mancanza di serie risposte saranno attivate azioni di protesta e agitazione, senza se e senza ma. Ora basta, i lavoratori hanno diritto a una dignità lavorativa e personale.»