Lavori Fondovalle Sangro, sequestrati 500 metri cubi di materiale inerte dai Carabinieri Forestali

Lavori Fondovalle Sangro, gestione illecita di rifiuti. I Carabinieri Forestale sequestrano 500 metri cubi di materiale inerte

I militari della Stazione Carabinieri Forestale di Lanciano e Villa Santa Maria, coadiuvati da personale dell’ARTA di Chieti, hanno proceduto al sequestro di due aree per complessivi 1400 mq, interessate dal deposito incontrollato di oltre 500 metri cubi di terre e rocce da scavo al cui interno erano frammiste altre tipologie di rifiuto.

A seguito dell’ attività ispettiva delegata dalla Procura di Lanciano in relazione alla violazione dell’art. 256 c. 1 e 2 d.lgs 152/2006  (gestione illecita  di rifiuti), per cui erano state deferite all’Autorità Giudiziaria 3 persone, i militari dei Carabinieri Forestale hanno effettuato un sopralluogo nei cantieri interessati dai lavori di costruzione del tratto stradale della S.S. 652 Fondovalle Sangro, compreso tra la stazione di Gamberale  e la stazione di Civitaluparella  denominato 2° lotto 2° stralcio 2° tratto per verificare la corretta gestione delle terre e rocce da scavo.

Nel tratto del Comune di Gamberale sono state rinvenute e sottoposte e sequestro terre e rocce con presenza di pezzi e sfridi di vetroresina, per un quantitativo di 500 mc, su un’area di 400 mq ed un deposito incontrollato di rifiuti speciali costituiti da dischi abrasivi esausti, rinvenuti prospicenti ed all’interno dell’alveo fluviale.

Mentre nel Comune di Pizzoferrato sono stati sottoposti a sequestro rifiuti speciali e terre e rocce con presenza di pezzi e sfridi di vetroresina, costituiti in tre cumuli distinti per un quantitativo complessivo di 50 mc, collocati su un’area di 1000 mq.

Il controllo sulla gestione di terre e rocce da scavo da parte dei Carabinieri Forestale consente di verificare se, all’interno di ingenti cumuli di materiale inerte, vengano illecitamente introdotti ulteriori rifiuti speciali al fine di evitare di sostenere gli oneri di un corretto smaltimento. Troppo spesso, infatti, i costi di una non corretta gestione sono riversati sulla collettività, che paga con il deterioramento delle matrici ambientali. Per l’illecito è prevista la pena dell’arresto fino a due anni e l’ammenda fino a ventiseimila euro.