Pescara: no pena morte, torre Comune si tinge di blu

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La Torre del Comune tinge di blu: Pescara ha aderito alla Giornata Internazionale “Città Per La Vita/Città Contro La Pena di Morte”, iniziativa giunta quest’anno alla sua XVI edizione.

L’evento, che si svolge contemporaneamente in tutto il mondo, con oltre 2000 città aderenti, è promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, che ha dichiarato il 30 novembre “Giornata cittadina contro la pena di morte” e dal tramonto di ieri la Torre Civica si è tinta di azzurro, il colore della vita.

“Pescara torna ad essere fra le città per la vita – sottolineano il sindaco Marco Alessandrini e il vicesindaco Antonio Blasioli – La data è simbolica e appartiene a tutti noi, perché coincide con la prima abolizione della pena capitale avvenuta nel Granducato di Toscana, era il 30 novembre 1786.
Partecipiamo alla più grande mobilitazione planetaria contro la pena capitale, con lo stesso obiettivo dei promotori di questo evento, quello di stabilire un dialogo con le società civili e convincere le amministrazioni ad intraprendere un percorso che porti all’abolizione della pena di morte, alla rieducazione alla vita dei condannati, perché possano in qualche modo restituire alla società ciò che il reato commesso ha tolto. La nostra partecipazione riguarda Pescara e i suoi cittadini, perché è importante coinvolgere la comunità, sia nell’esigere la certezza della pena che nel mobilitarsi affinché la rete internazionale che fonda sulla rieducazione alla vita, possa allargarsi e aggiungere sempre più partecipanti. La Torre Civica si tingerà di azzurro il colore della vita, chi entrerà a Palazzo di Città vedrà anche uno striscione che ricorda questa nostra appartenenza e illustra come avere notizie sulla rete”.

 

“La campagna pena di morte è espressione di una cultura violenta, che non aiuta a combattere il crimine. In un tempo di guerra diffusa come il nostro, invocare soluzioni semplificate e ricercare capri espiatori, in nome della sicurezza, può sembrare naturale e riscuotere consensi. Per questo motivo, sopprimere fisicamente un altro uomo, pur se colpevole di gravi reati, favorisce la propaganda della paura e diffonde nella società una cultura di morte. La pena capitale – lo dimostrano tanti studi e statistiche – non è un deterrente, non diminuisce i crimini commessi, non garantisce maggiore sicurezza e aggiunge solo altra violenza e altra morte. E soprattutto, quando uno Stato uccide in nome della legge, abbassa il livello del suo sistema legislativo al livello di chi uccide.”