Rigopiano: ex capo mobile Pescara indagato per calunnia, Muriana lunedì in Procura

La Procura di Pescara ha iscritto nel registro degli indagati il nome dell’ex capo della Squadra mobile di Pescara Pierfrancesco Muriana con l’ipotesi di reato di calunnia.

Muriana sarà ascoltato lunedì prossimo dal procuratore aggiunto Anna Rita Mantini e dal sostituto Luca Sciarretta. Il fascicolo a carico di Muriana è stato aperto in seguito alla denuncia presentata, tramite l’avvocato Monica Passamonti, da uno dei tre carabinieri forestali che precedentemente erano stati indagati per falso materiale e falso ideologico in riferimento alle indagini sul disastro dell’Hotel Rigopiano di Farindola, proprio sulla base della denuncia dell’ex capo della Mobile. Il gip Elio Bongrazio, su richiesta della stessa Procura, aveva però archiviato le posizioni dei tre forestali, chiarendo che “non esistono elementi per sostenere l’accusa” e che “non vi è elemento alcuno che possa corroborare l’ipotesi dolosa delineata dal denunciante”.

Muriana, nella sua denuncia, aveva riferito che il 27 gennaio 2017, pochi giorni dopo la tragedia, trasmise via Pec, ai carabinieri forestali, l’annotazione dell’agente Crosta riguardante una telefonata effettuata dal cameriere del resort Gabriele D’Angelo, poche ore prima del disastro, per chiedere aiuto al Coc di Penne. L’ex capo della Mobile contestava ai forestali di avere inoltrato tale annotazione alla Procura solo il 12 novembre 2018 e di avere falsamente dichiarato che era già stata inviata il 27 gennaio dell’anno precedente. Inoltre, accusava i forestali di avere falsificato il documento, cancellando la data e il numero di protocollo originariamente apposti sulla nota. Immediatamente scattò un contro-esposto dei forestali, che ha portato all’apertura di un primo fascicolo a carico di Muriana per favoreggiamento del depistaggio, al quale ora si aggiunge un secondo fascicolo per calunnia.

“L’esposto di Muriana, seguito da un’inarrestabile eco mediatica, ha avuto il dirompente effetto di delegittimare e screditare, agli occhi della magistratura e dell’opinione pubblica, ‘casualmente’ alla vigilia del processo di Rigopiano, l’operato dei carabinieri che si sono spesi, con tutta la loro professionalità e competenza, per la ricerca della verità e che avevano fatto emergere il filone dell’indagine sul depistaggio a carico dei vertici della prefettura”. E’ uno dei passaggi introduttivi della denuncia, presentata dal carabiniere forestale Michele Brunozzi tramite l’avvocato Monica Passamonti, sulla base della quale la Procura di Pescara ha aperto un’indagine per calunnia nei confronti dell’ex capo della squadra mobile Pierfrancesco Muriana.  “L’indagine è stata avviata sulla base di una segnalazione di natura calunniosa, denigratoria, diffamatoria, con contenuti palesemente falsi – si legge nella denuncia, in riferimento alla precedente indagine, successivamente archiviata, scaturita da un esposto di Muriana contro tre carabinieri forestali – Ha accusato i tre carabinieri forestali di aver commesso un reato, avendo altresì certezza della loro innocenza”. Nella denuncia di Brunozzi si mette in rilievo che “il dirigente della Polizia, in servizio presso il commissariato di Manfredonia (Foggia), in un periodo di assenza per malattia, inspiegabilmente effettuava indagini sul denunciante presso la questura di Pescara, simulando prove a carico della tesi accusatoria, nella consapevolezza che le stesse fossero prive di qualsiasi riscontro fattuale”. In particolare si evidenzia che Muriana “affermava che i carabinieri forestali avessero alterato un documento inviato a mezzo Pec dalla squadra mobile di Pescara due anni prima, sebbene egli stesso non aveva avuto la possibilità di verificare il contenuto della Pec inviata: è infatti incontrovertibilmente emerso dalle indagini svolte dalla Guardia di Finanza, che la Pec era stata cancellata pochi giorni dopo l’invio e che pertanto Muriana giammai avrebbe potuto verificare la verità di quanto affermato quale postulato della propria indagine personale effettuata a distanza di due anni presso un ufficio pubblico ove non avrebbe avuto alcuna legittimazione a operare”.

“Il mio assistito era stato accusato da Muriana di falso materiale per aver cancellato un timbro che in realtà non aveva cancellato. Ora voglio sapere come sia possibile che su un atto privato, frutto di indagini private prive dell’autorizzazione dell’autorità giudiziaria, ci sia il protocollo della squadra mobile”. Lo ha detto all’ANSA l’avvocato Monica Passamonti, che ha curato la denuncia per calunnia di uno dei tre carabinieri forestali precedentemente accusati dall’ex capo della squadra mobile  Pierfrancesco Muriana, sulla base della quale quest’ultimo risulta ora indagato dalla Procura di Pescara. La questione è stata sollevata da Passamonti anche nell’ambito della denuncia, per sostenere come il precedente esposto di Muriana si qualifichi come “incolpazione privata, frutto delle risultanze delle sue personali indagini di polizia giudiziaria, palesate nella segnalazione di fatti penalmente rilevanti presentata in Procura il 21/11/2019 nei confronti dei tre forestali”.  In particolare, nella denuncia si rileva come nell’ambito delle indagini difensive sia risultato “di solare evidenza come il Muriana abbia usato un sigillo destinato a pubblica certificazione, ovvero l’intestazione della Squadra Mobile di Pescara con relativo numero di protocollo, senza esserne titolato”, in quanto – si legge ancora nella denuncia – la segnalazione “risulta essere priva di lettera di trasmissione a firma dell’attuale capo della mobile Cosentino” e “dall’agosto 2018 Muriana risulta essere dirigente del commissariato di Manfredonia (Foggia)”.