25 novembre: storie e numeri di sofferenza al femminile. A Pescara il camper della Polizia

Dall’inizio dell’anno sono state 385 le chiamate di soccorso pervenute soltanto alla Polizia di Stato in provincia di Pescara da donne vittime di violenza di genere. In 29 sono state inserite nel programma “Scudo”, che prende in carico persone che corrono rischi per la propria incolumità. Sono numeri dietro i quali si nascondono storie di sofferenza al femminile.

Vissuti terribili ricordati nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne che si celebra proprio il 25 novembre. Per accendere i riflettori su un problema che troppo spesso si tramuta in femminicidi che insudiciano le cronache, tra le tante iniziative di oggi c’è anche l’arrivo del camper rosa della Polizia di Stato che con la sua squadra di specialisti ha fatto tappa in piazza della Rinascita. Giornata e tema a cui ha dedicato parole molte sentite anche il questore Luigi Liguori.

«Si tratta di reati difficili inizialmente anche da riconoscere, perché spesso si manifestano con atteggiamenti apparentemente innocui ma insistenti», ha dichiarato il questore Liguori. «Purtroppo sono reati in crescita nel 2021».

Per il Prefetto di Pescara, Giancarlo di Vincenzo, il coinvolgimento delle scuole è fondamentale per formare gli uomini e le donne di domani.

«Iniziative come queste sono importanti per far capire la vicinanza delle istituzioni in situazioni di rischio», ha aggiunto il prefetto Di Vincenzo.

In piazza della Rinascita anche lo stand del centro antiviolenza Ananke, che collabora con la Polizia, prendendo in carico molte delle denuncianti. Brunella Capisciotti, psicologa di Ananke, ci ha spiegato le ragioni dell’iniziativa “Per troppe donne la violenza è ancora pane quotidiano”, slogan con cui è stato distribuito del pane simbolico con l’ausilio degli studenti dell’Ipssaar De Cecco di Pescara, presenti oggi in piazza.

«Nel 97% si tratta di violenza domestica, da cui però si può uscire per rinascere con i propri figli e le proprie figlie, rifacendosi una vita protetta e al sicuro», ha dichiarato la dottoressa Capisciotti. «La violenza è innanzitutto psicologica, ma c’è anche una violenza fisica usata dagli uomini come sudditanza che poi diventa anche psicologica. Molti maltrattanti usano il controllo sociale sulle proprie vittime. Quando una donna non lavora, si trova a vivere anche una dipendenza economica che aggrava il problema.»