Nella Divina Commedia di Dante c’è anche un po’ d’Abruzzo

Con Sordello da Goito anche l’Abruzzo trova un piccolo spazio nella Divina Commedia di Dante Alighieri. Il 2021 segna il settimo secolo dalla morte del sommo poeta.

Dante Alighieri, all’anagrafe Durante Alighiero degli Alighieri, nacque a Firenze nel 1265 e morì a Ravenna nel 1321. È considerato il padre della lingua italiana, ma fu anche teorico politico e filosofo. L’Alighieri segnò il trionfo della lingua italiana (volgare) su quella latina, accessibile ai soli aristocratici e che pertanto escludeva i più dal contesto culturale dell’epoca. Nel suo “De Vulgari Eloquentia” Dante espresse la naturalezza della lingua volgare, la prima che apprendiamo alla nascita, mentre ne impariamo altre per necessità o piacere.
Anche l’Abruzzo ha ispirato un canto de La Divina Commedia: nel VI del Purgatorio, il Sommo fa dire a Sordello Da Goito, signore dei feudi di Civitaquana, Monteodorisio, Paglieta e Palena: “Ahi Italia di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta”.

Sordello da Goito fu uno dei più importanti poeti trovatori italiani. Personaggio dei canti VI, VII e VIII del Purgatorio, la data della sua nascita è incerta, sembrerebbe agli inizi del XIII secolo, presumibilmente a Corte Sereno da una famiglia di piccola nobiltà, essendo il padre miles presso il Castello di Goito (Mantova). La vita di Sordello è stata assai movimentata, fu anche giullare nelle più note corti d’Europa.

Nel periodo trascorso a Ferrara, nel 1220, presso la corte di Azzo VII d’Este, conobbe Rambertino Buvalelli, diventato ben presto suo maestro nei primi rudimenti dell’arte poetica. Sordello si spostò poi a Verona dal conte Riccardo di San Bonifacio: risalgono a tale periodo i componimenti sulla difesa dell’amor cortese.

Nel 1226, sempre a Verona, fu a capo della spedizione per sottrarre a Riccardo di San Bonifacio la moglie Cunizza da Romano, amata da Sordello, su ordine dei fratelli della donna, Ezzelino III ed Alberico da Romano. All’avventura con Cunizza fece seguito un nuovo amore: Sordello sposò la nobildonna di Ceneda Otta di Strasso, un matrimonio clandestino che gli procurò diversi problemi. Nel 1229 Sordello lasciò la corte dei Da Romano e si recò in Spagna, Portogallo e Provenza, dove dal conte Raimondo Berengario IV fu insignito della nomina di cavaliere e ricevette in dono alcuni feudi. Nel 1245 morì Raimondo Berengario IV e Sordello rimase con il suo erede Carlo I d’Angiò fino al 1265, quando, al suo seguito, fece ritorno in Italia, dove nel 1269 ricevette in dono alcuni feudi in Abruzzo: Civitaquana, Monteodorisio, Paglieta e Palena. Sembra che la sua morte sia avvenuta proprio in Abruzzo. A Sordello da Gioito è stato intitolato l’auditorium di Monteodorisio.

Nella foto un’opera dell’artista Maria Basile