Prostituzione: come cambia il fenomeno all’Aquila

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Ieri la conclusione di un’indagine della Squadra mobile dell’Aquila durata oltre un anno che ha portato alla chiusura di una casa di appuntamenti e alla denuncia per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione nei confronti di una donna aquilana, che affittava un suo appartamento a piazza D’Armi a prostitute straniere.

Nel 2014 la denuncia di quattro persone accusate di aver messo in piedi all’Aquila un giro di prostituzione cinese in via Giovanni Di Vincenzo. E poi l’inchiesta, condotta 3 anni fa dalla procura distrettuale antimafia, che ha portato a disarticolare un giro di prostituzione con base nei night club tra L’Aquila, la provincia di Teramo e le Marche. I casi di prostituzione nell’Aquilano non raggiungono i livelli di altre zone della provincia, come la Marsica soprattutto, o della costa e del Pescarese, dove il business della prostituzione è un fenomeno a volte incontrollabile. Nonostante spunti ogni tanto un caso, L’Aquila resta, da questo di vista, una sorta di oasi nel deserto, dove i casi si contano sulle dite delle mani, come spiega il dirigente della Squadra mobile Maurilio Grasso.

Un fenomeno pur sempre da controllare. Ma se nella zona della costa abruzzese la prostituzione è prevalentemente su strada, all’Aquila dopo il terremoto, le lucciole in strada sono praticamente scomparse. Riapparendo soltanto l’anno scorso in concomitanza con l’adunata degli Alpini, nella zona di sempre: il cimitero di Acquasanta. Si tratta per lo più di prostitute rumene, come spiegano dalla Squadra mobile, che arrivano con grandi macchine da Pescara, controllate più volte, portate in Questura e allontanante: sono ragazze libere, non sfruttate, che si prostituiscono per scelta.

Più frequenti, invece, all’Aquila, i casi di prostituzione in abitazione, come appunto è emerso ieri, che riguardano donne di etnia orientale e sudamericana – queste ultime sono in aumento – ma si tratta di un fenomeno abbastanza controllato e limitato, così come la presenza dei trans. Continuamente sotto controllo l’eventuale sfruttamento della prostituzione nei centri massaggio cinesi, che ogni tanto spuntano in città.

Esiste, poi, un’altra strada per guadagnare con il sesso: quella della studentesse che si vendono online per arrotondare, o in appartamento: anche in questo caso numeri ridotti che riguardano più che altro ragazze sudamericane, persone che scelgono di fare questa vita per guadagnare.

Non esistono all’Aquila episodi rilevanti di locali, come i night, che possono portare a prostituzione,e quelli che ci sono, per esempio a Pizzoli, o a Sulmona – spiega Grasso – su cui ci sono state indagini in passato, i controlli hanno portato a verificare che i casi di sfruttamento sono stati debellati. Quanto agli annunci erotici su carta stampata, all’Aquila fenomeno quasi azzerato a differenza di altre province, con casi singoli di prostituzione in appartamento comunque di continuo monitorati.

Esiste, poi, un’altra strada per guadagnare con il sesso: quella della studentesse che si vendono online per arrotondare, o in appartamento. Anche in questo caso numeri ridotti che riguardano più che altro ragazze sudamericane, persone che scelgono di fare questa vita per guadagnare.

1 Comment on "Prostituzione: come cambia il fenomeno all’Aquila"

  1. Non mi sembra che L’Aquila sia tornata pienamente abitata dopo il terremoto di anni fa.
    I reati in violazione del meretricio (case chiuse, favoreggiamento e sfruttamento dell’altrui prostituzione (Legge 75/1958 “Merlin”)), sono oramai all’ordine del giorno delle notizie in Italia. Basta vedere gli articoli relativi sui motori di ricerca specifici.
    Visto e considerato che il nostro Stato, a differenza di altri Paesi, ha ratificato la Convenzione ONU 1949/51, la quale vieta i comportamenti suddetti, suggerisco d’introdurre nel prossimo Disegno di Legge Delega per la depenalizzazione dei reati oltretutto la derubricazione degli illeciti corrispondenti dalla fattispecie di delitti a quella di contravvenzioni, anche oblazionabili, al fine di non far nuovamente collassare la Giustizia Italiana, con conseguente prescrizione di diversi gravi reati, che sono lungi dall’essere solo contro la moralità.

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