Pescara: una settimana fa l’agguato sulla Strada Parco, al Tg8 parla un istruttore di tiro

omicidio strada parcoIl bar del Parco teatro della sparatoria

Sono passati sette giorni dall’agguato avvenuto lunedì primo agosto al bar del Parco di Pescara. Indagini serrate per individuare mandante ed esecutore dell’omicidio di Walter Albi e il ferimento di Luca Cavallito. Al Tg8 l’istruttore di tiro Andrea Monti afferma: <Ad agire un killer professionista>

<Di sicuro non una persona improvvisata ma un professionista> afferma Andrea Monti, istruttore di tiro Tsn Pescara ( nella foto in basso), parlando del killer che ha sparato in un bar all’angolo della Strada Parco di Pescara uccidendo l’architetto di Francavilla al Mare Walter Albi e ferendo gravemente l’ex calciatore Luca Cavallito. Monti al microfono del Tg8 lancia un appello ai cittadini: <Le armi non sono giocattoli, non siamo in America>.

<Non posso entrare nella dinamica della sparatoria, posso dire che un tiro di quel genere a otto metri, già in una competizione sportiva, sarebbe stato difficile. Figuriamoci in un contesto in cui il tiratore sa di ammazzare delle persone. Non so se sia un professionista di sicuro è una persona che ha dimestichezza con le armi e anche un addestramento alle spalle>.

Monti si rivolge ai cittadini: <Le armi non sono giocattoli: anche per l’attività sportiva occorrono ore e ore di allenamento. Chi ritiene che chi possa risolvere i propri problemi con le armi ci pensi bene, sono potenzialmente pericolose. Quindi lasciamole alle forze dell’ordine>.

Intanto in Procura a Pescara si lavora senza sosta, con l’ausilio prezioso della sezione anticrimine della Squadra Mobile della Questura, per cercare di sbrogliare la matassa e arrivare a individuare sia il mandante che esecutore dell’omicidio. Si attende il nulla osta per il funerale di Walter Albi mentre prosegue il decorso ospedaliero, al Santo Spirito di Pescara, di Luca Cavallito. L’uomo è stato sottoposto a quattro interventi chirurgici ed è sotto la rigida protezione del personale sanitario e delle Forze dell’Ordine.

Gli elementi a disposizione degli inquirenti non sono pochi: è stata intanto definita la traccia del regolamento di conti e della trappola, nella quale sarebbero caduti Albi e Cavallito, la sera del 1° agosto, mentre erano seduti accanto a un tavolino del dehor del bar in attesa di qualcuno.

Chi aveva dato loro appuntamento lì? E perché ha mandato un killer al suo posto? “Follow the money” recita una delle principali regole dell’investigazione, una questione di soldi, e non pochi. Albi si era lamentato, nei giorni precedenti l’agguato, con l’amico Massimo Vellaccio, di avere un grosso buco da colmare. Ma,  non si sa come, si parla anche di una discussione animata, avvenuta alcuni giorni prima, di Cavallito, al telefono, per un debito da saldare.

Ma conviene uccidere per un debito, con la certezza di non avere mai la possibilità di vedere i soldi dovuti? O in questi casi basterebbe un severo avvertimento? E se ci fosse in ballo un credito? Visto che sia Albi che Cavallito avevano bisogno di liquidità e, forse, si trovavano nella condizione di fare pressione nei confronti di qualcuno che ha pensato di risolvere la questione nel modo più drammatico? Si resta nel campo delle congetture, dato che nulla trapela visto lo stretto riserbo degli inquirenti che sono a caccia di elementi che possano rafforzare o meno ipotesi investigative.Si continua a scandagliare, senza tralasciare un solo dettaglio, il mondo in cui operavano le due vittime e nei loro dispositivi informatici. C’è poi il dettaglio: quello dei colpi sparati al volto; anche questo un segnale mafioso ben noto che rende la vicenda ancora più inquietante.