Maxi frode di carburanti, perquisizioni anche a Chieti e L’Aquila

Commerciavano carburante importato dall’estero senza pagare le tasse. L’indagine della Guardia di Finanza ha portato all’arresto di 4 persone e allo smantellamento di due organizzazioni criminali del Salernitano. Perquisizioni in diverse città italiane, tra cui Chieti e L’Aquila.

Sono quattro le persone arrestate dalla Guardia di Finanza. Dall’inchiesta della Procura di Nocera Inferiore (Salerno), diretta da Antonio Centore, che ha fatto luce su una maxi evasione fiscale messa in piedi da due organizzazioni nel settore dell’import di carburante dall’estero, è emerso che ostentavano ricchezze e auto di lusso. Lamborghini e Porsche, rigorosamente intestate a società estere, venivano sfoggiate dagli indagati in occasione delle inaugurazioni dei distributori di carburante via via acquistati. Nell’elenco dei beni sequestrati, del valore di oltre 128 milioni di euro, figurano anche 27 veicoli commerciali utilizzati per il trasporto dei carburanti, quote societarie, i compendi aziendali di 9 imprese, 2 depositi commerciali, 10 impianti di distribuzione e un’imbarcazione di lusso. Le organizzazioni, da quanto si apprende, erano attive nell’Agro nocerino-sarnese.

Dalle prime ore di questa mattina oltre 200 militari della Guardia di Finanza stanno eseguendo una quarantina di perquisizioni in diverse città italiane. Tra le province coinvolte ci sarebbero, in Abruzzo, anche Chieti e L’Aquila, oltre a Roma, Milano, Mantova, Napoli, Salerno e Potenza. Le indagini riguardano persone fisiche e società a vario titolo coinvolte in maxi frodi fiscali collegate al contrabbando internazionale di prodotti petroliferi, all’auto riciclaggio e all’intestazione fittizia di beni. Secondo l’accusa le organizzazioni criminali commercializzavano carburante adulterato importato dall’estero eludendo così il pagamento delle imposte.

Gli approfondimenti della Guardia di Finanza, andati avanti dal 2008, hanno portato al sequestro di 13 autocisterne con oltre 500mila litri di prodotto petrolifero di contrabbando e all’arresto in flagranza di 4 persone. Sono stati disposti anche i domiciliari per altri quattro promotori ed organizzatori di una delle due associazioni. Tra Lombardia, Abruzzo, Lazio, Campania e Basilicata, sono stati anche vincolati 27 veicoli commerciali utilizzati per il trasporto dei carburanti, nonché quote societarie, i compendi aziendali di 9 imprese, 2 depositi commerciali, 10 impianti di distribuzione e un’imbarcazione di lusso. Nonostante ciò, cinque degli indagati, reimpiegando i proventi delle attività illecite all’estero e risultando privi di qualsiasi fonte reddituale, hanno presentato anche la domanda per il reddito di cittadinanza.

In base alla ricostruzione delle forze dell’ordine così avveniva la frode. In una base logistica in Slovenia avveniva il processo di adulterazione che rendeva il gasolio idoneo alla carburazione. Le partite di merce venivano caricate su autocisterne dirette in Italia e scortate da documentazione fiscale falsa, che gli autisti avevano cura di distruggere una volta varcata la frontiera e di sostituirla con quella di accompagnamento prevista per coprire il tragitto rimanente nel territorio nazionale (attestando il trasporto di gasolio per autotrazione ad imposta assolta). I carichi irregolari proseguivano, infine, verso un deposito petrolifero dell’hinterland milanese, hub di distribuzione attraverso il quale le partite di carburante venivano immesse nel mercato, attraverso distributori all’ingrosso e tramite la rete delle pompe bianche gestite da membri delle associazioni o comunque da società clienti. In base al calcolo dei finanzieri, queste condotte illecite hanno determinato complessivamente un’evasione fiscale di oltre 11 milioni di euro solo considerando le accise, mentre la perdita per il fisco è stata quantificata in quasi 99 milioni di euro.