“La mafia in Abruzzo c’è”, il sindacato dei Carabinieri Unarma alza i toni

Gli ultimi riferimenti di cronaca sono relativi ai fatti giudiziari che hanno riguardato l’Alto Sangro con il sequestro di beni mobili, immobili e societari acquisiti mediate riciclaggio di denaro sporco proveniente dalle attività dei Casalesi ma non solo

Nell’ultimo biennio 2020 – 2021 le inchieste in Abruzzo connesse alla cosiddetta “mafia dei pascoli” hanno portato a 24 misure interdittive adottate dalle Prefetture nei confronti delle aziende le cui attività, direttamente o indirettamente sono state ritenute connesse alla criminalità organizzata. I numeri parlano chiaro, c’è stata una tendenza in aumento del 71% rispetto ai due anni precedenti. Numeri che dimostrano quanto purtroppo  le associazioni malavitose siano penetrate e ramificate nel tessuto sociale ed economico abruzzese.

L’Abruzzo, insomma, proprio in base a questi dati, non può più essere considerata un’isola felice ma zona di confine a tutti gli effetti per attività mafiose che hanno trovato un terreno fertile per radicarsi e aumentare il loro giro d’affari. L’appello sostanzialmente è quello di non sottovalutare questi fenomeni, ha spiegato il segretario generale provinciale Unarma Massimiliano Petrilli, e il sindacato spinge anche le autorità competenti ad adoperarsi affinché l’Abruzzo non venga spogliato di presidi di sicurezza essenziali come sono i Tribunali minori che, invece, andrebbero rafforzati per contrastare il dilagare della criminalità organizzata.