Raddoppio Pescara-Roma, il comitato dei sindaci presenta le richieste al ministero

Interramento dei binari nelle aree urbane più antropizzate o, in subordine, delocalizzazione del tracciato: sono sostanzialmente queste le richieste principali avanzate dal comitato dei sindaci alla rappresentante del ministero, Iolanda Romano, fresca di nomina nel ruolo di coordinatrice del dibattito pubblico.

Il primo di una serie di incontri, che andranno avanti fino a fine aprile, si è tenuto all’Aeroporto d’Abruzzo. La Romano, dopo l’ascolto dei territori, trasmetterà il suo rapporto alla conferenza dei servizi dedicata al raddoppio della ferrovia Pescara Roma. Nei giorni scorsi si era costituito il comitato dei sindaci, Diego Ferrara per Chieti, Giorgio De Luca per Manoppello, Giorgio Di Clemente per San Giovanni Teatino, Maurizio Giancola per Scafa e Oscar Pezzi per Alanno, tutti fortemente critici nei confronti del progetto presentato da Rfi. I primi cittadini, non contrari all’opera in sé,  puntano alla modifica del progetto, in particolare sollecitano l’interramento del percorso nel tratto di San Giovanni Teatino e Chieti Scalo, fino all’intersezione con la statale 656 e all’altezza di via Tirino a Chieti Scalo. Da qui il tracciato tornerebbe in superficie per proseguire verso l’interporto, bypassando gli abitati di Brecciarola e Manoppello Scalo.

Il presidente della Regione Marco Marsilio, presente all’incontro, si era già detto aperto al confronto, a patto di non perdere  l’occasione di realizzare l’agognato raddoppio. Anche per sedici sigle sindacali e di categoria dell’Abruzzo il raddoppio rappresenta una priorità assoluta e che quindi non vanno  alimentate le proteste dei cittadini. Agci, Casartigiani, Cia, Claai, Cna, Confapi, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Confesercenti, Confindustria, Legacoop, Cgil, Cisl, Uil e Ugl sostengono che “come sempre avviene quando i progetti insistono su territori già urbanizzati, l’impatto sulle comunità locali può produrre disagi, che tuttavia non possono diventare motivo di impedimento per la realizzazione dell’opera o per mettere in campo progetti alternativi fantasiosi, se non irrealizzabili