Processo Rigopiano: assolti perchè non riscontrate responsabilità in ordine al disastro colposo

“Non ci sono elementi per affermare che ci siano state responsabilità degli imputati in ordine al reato di cui al Capo 1 (Disastro Colposo) dovendosi dunque escludersi qualsivoglia collegamento causale tra la presunta condotta omissiva tenuta dagli imputati e il crollo dell’Hotel Rigopiano”. Questo uno dei passaggi chiave del corposo documento di 300 pagine che raccoglie le motivazioni della sentenza del Gup di Pescara Gianluca Sarandrea, emessa lo scorso 23 febbraio a conclusione del processo per la tragedia di Rigopiano del gennaio del 2017

“Non vi era alcun elemento, secondo il Gup, che consentiva di riscontrare una condizione di effettivo rischio valanghivo sull’area in questione; se ne deduce pertanto che debba escludersi che l’omissione degli imputati possa avere avuto alcuna incidenza causale con gli eventi che secondo le indicazioni riportate in rubrica hanno portato al crollo dell’Hotel e al decesso e alle lesioni delle persone presenti a vario titolo nell’albergo al momento dell’impatto della valanga.”

In sostanza ribadita l’imprevedibilità della valanga, come già indicato nel dispositivo di sentenza e come riscontrato dall’esito della dettagliata perizia del pool di esperti incaricati dal Tribunale che non hanno potuto escludere con ragionevole certezza quanto la scossa di terremoto delle ore precedenti abbia in effetti influito sulla formazione della valanga stessa. Un aspetto questo che ha, di fatto, portato all’assoluzione di ben 24 dei 30 imputati al processo. Sulle condanne, invece, in particolare per i due anni ed 8 mesi al sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, secondo il Gup, pesa l’omessa evacuazione dell’Hotel, in qualità di principale responsabile della Protezione Civile, mentre per i due funzionari della Provincia D’Incecco e Di Blasio, condannati a 3 anni e 4 mesi, pesano le gravi responsabilità nella gestione dell’emergenza sulle strade che sarebbero dovute essere liberate per consentire ad ospiti e lavoratori dell’Hotel di lasciare la struttura. Ora la palla passa alla Procura che ha di tempo 45 giorni per presentare ricorso in Appello.

 

«L’imprevedibilità di un fatto va contestualizzata al momento, se fosse arrivata all’improvviso senza il minimo preavviso, allora potrei credere in un destino amaro per mio fratello Dino e per mia cognata Marina, ma qui si tratta di situazioni diverse in un lasso di tempo ampio che se fossero state prese in considerazione, forse oggi parleremo di altro», così Alessandro Di Michelangelo fratello del poliziotto Dino Di Michelangelo, tra le 29 vittime insieme a sua moglie Marina Serraiocco, nella tragedia di Rigopiano, dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza dello scorso 23 febbraio, depositate oggi dal Gup Gianluca Sarandrea.

«Le nostre richieste di verità erano ben altre, se le anticipazioni di queste ore dovessero rispecchiare totalmente il contenuto delle 300 pagine delle motivazioni del Gup – conclude
Di Michelangelo all’ANSA – allora prenderei atto con rammarico che nessuno ancora ci ha dato risposte concrete, risposte che evidentemente dovranno essere nuovamente ricercate, si spera, in Appello».