Quando a Roma sono le 19:13 il mondo intero conosce il nome del nuovo Papa: è il missionario Robert Francis Prevost. Primo Papa americano, sarà Leone XIV. Commosso saluta e benedice la piazza in festa ripetendo, più volte, nel suo primo discorso la parola PACE. Ringrazia Papa Francesco e manda in spagnolo un saluto ai suoi compagni missionari in Perù.
Alle 18:08 era arrivata la fumata bianca. Per ininterrotti minuti destinati ad entrare nella storia campane a festa, applausi e commozione. La piazza esplode: il conclave ha scelto il nuovo Papa. L’elezione del nuovo pontefice, successore di Francesco, è stata tra le più brevi degli ultimi 150 anni: appena 4 scrutini.
Il cardinale americano Robert Francis Prevost è il 267esimo Papa. Si chiamerà Leone XIV. Lo ha annunciato alle 19:13 dalla Loggia delle benedizioni il cardinale protodiacono Dominique Mamberti.
“La pace sia con tutti voi”: sono le prime parole di Papa Leone XIV. “Dio vi ama tutti, il male non prevarrà. Senza paura e uniti, mano nella mano con Dio e tra di noi andiamo avanti. Il mondo ha bisogno della luce di Dio”. La parola che ricorre di più nei primi momenti è PACE.
“Grazie a Papa Francesco e ringrazio tutti coloro che hanno scelto me come successore di Pietro. Cerchiamo insieme pace e giustizia. Insieme saremo missionari. Sono figlio di Sant’Agostino. Tutti cammineremo insieme verso quella patria di amore e fede che Dio ci ha preparato”.
“Un saluto speciale alla chiesa di Roma”: e la piazza esplode in applausi e cori.
In spagnolo, poi, saluta i suoi compagni missionari del Perù.
I 133 cardinali elettori riuniti in Sistina hanno eletto il 267esimo Pontefice. Urla, applausi, commozione.
Alla fumata bianca piazza San Pietro è scoppiata in un tripudio di gioia, di bandiere sventolate e di entusiasmo per il nuovo Pontefice. Folla che poi ha seguito l’arrivo delle bande musicali e delle guardie Svizzere sul sagrato davanti alla Basilica per poi scandire ”Viva il Papa”. Subito dopo la banda vaticana ha intonato l’inno di Mameli, accompagnata dalla voce della piazza. Poi il silenzio di attesa, con gli sguardi tutti rivolti verso il balcone.
CONOSCIAMO IL NUOVO PAPA – Il nuovo Papa è il cardinale Robert Francis Prevost, O.S.A., Prefetto del Dicastero per i Vescovi, Arcivescovo-Vescovo emerito di Chiclayo, è nato il 14 settembre 1955 a Chicago (Illinois, Stati Uniti). Nel 1977 è entrato nel noviziato dell’Ordine di Sant’Agostino (O.S.A.), nella provincia di Nostra Signora del Buon Consiglio, a Saint Louis. Il 29 agosto 1981 ha emesso i voti solenni. Ha studiato presso la Catholic Theological Union di Chicago, diplomandosi in Teologia. All’età di 27 anni è stato inviato dall’Ordine a Roma per studiare Diritto Canonico presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (l’Angelicum). Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 19 giugno 1982. Ha conseguito la Licenza nel 1984, quindi è stato inviato a lavorare nella missione di Chulucanas, a Piura, in Perù (1985-1986). Nel 1987 ha conseguito il Dottorato con la tesi: “Il ruolo del priore locale dell’Ordine di Sant’Agostino”. Nello stesso anno è stato eletto direttore delle vocazioni e direttore delle missioni della Provincia Agostiniana “Madre del Buon Consiglio” di Olympia Fields, in Illinois (USA). Nel 1988 è stato inviato nella missione di Trujillo come direttore del progetto di formazione comune degli aspiranti agostiniani dei Vicariati di Chulucanas, Iquitos e Apurímac.
Nell’ottobre 2013 è tornato nella sua Provincia (Chicago) per essere insegnante dei professi e vicario provinciale; incarichi che ha ricoperto fino a quando Papa Francesco lo ha nominato, il 3 novembre 2014, amministratore
apostolico della Diocesi di Chiclayo (Perù), elevandolo alla dignità episcopale di vescovo titolare della Diocesi di Sufar. Il 7 novembre ha preso possesso canonico della Diocesi alla presenza del nunzio apostolico James Patrick Green; è stato ordinato vescovo il 12 dicembre, festa di Nostra Signora di Guadalupe, nella Cattedrale della sua Diocesi. È vescovo di Chiclayo dal 26 settembre 2015. Dal marzo del 2018 è stato secondo vicepresidente del Conferenza episcopale peruviana. Papa Francesco lo aveva nominato membro della Congregazione per il Clero nel 2019 e membro della Congregazione per i Vescovi nel 2020.
Il 15 aprile 2020 il Papa lo ha nominato Amministratore Apostolico della diocesi di Callao. Dal 30 gennaio 2023 è Prefetto del Dicastero per i Vescovi e Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. Il 6 febbraio 2025, il Santo Padre Francesco lo ha promosso all’Ordine dei Vescovi, assegnandogli il Titolo della Chiesa
Suburbicaria di Albano. Da Papa Francesco creato e pubblicato Cardinale nel Concistoro del 30 settembre 2023 della Diaconia di Santa Monica. É Membro dei Dicasteri: per l’Evangelizzazione, Sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari; per la Dottrina della Fede; per le Chiese Orientali; per il Clero; per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica; per la Cultura e l’Educazione; per i Testi Legislativi. della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano.
È lui la voce che, affacciandosi dalla Loggia centrale di San Pietro, pronuncerà le parole più attese dalla cristianità in occasione di un nuovo conclave: ”Habemus Papam”. Il cardinale francese Dominique Mamberti, attuale protodiacono del Collegio cardinalizio, è molto più di un cerimoniere del momento: è il volto di una lunga carriera vissuta tra diplomazia, fede e mediazione internazionale. Nato a Marrakech nel 1952 da genitori originari della Corsica – durante il periodo del protettorato francese in Marocco – Mamberti incarna quella geografia umana e culturale che ha sempre attraversato i confini. Ordinato sacerdote per la diocesi di Ajaccio, la sua formazione e il suo destino sono presto orientati alla diplomazia vaticana. Dopo gli studi presso la Pontificia Accademia Ecclesiastica, entra nel servizio diplomatico della Santa Sede e viene assegnato a missioni delicate in Africa e America Latina. Ma è con papa Benedetto XVI che Mamberti raggiunge il vertice della diplomazia vaticana, diventando nel 2006 Segretario per i Rapporti con gli Stati, una sorta di ”ministro degli Esteri” del Vaticano. In quell’incarico si è confrontato con dossier cruciali: dalla libertà religiosa alle relazioni con l’Islam, dal dialogo con la Cina alle tensioni in Medio Oriente.
La prima fumata di oggi, arrivata intorno alle 11,50, è stata di nuovo nera. Poi alle 18.08 è arrivata la fumata bianca. Ovazione in piazza San Pietro, 40mila fedeli commossi e campane a festa. Il 267esimo Papa è stato eletto al quarto scrutino. L’elezione arriva nel giorno della Supplica della Madonna di Pompei. L’ultimo Papa a essere eletto al quarto scrutinio era stato Benedetto XVI il 19 aprile del 2005.
L’elezione del nuovo pontefice, successore di Francesco, è stata tra le più brevi degli ultimi 150 anni: appena 4 scrutini. Leone XIII, papa passato alla storia per l’enciclica “Rerum novarum”, fu eletto nel 1878 dopo sole 3 votazioni. Il successore Pio X, in seguito proclamato santo, dovette attendere 7 scrutini prima di ricevere l’investitura dei cardinali nel 1903. Il conclave successivo si tenne nel 1914 e divenne papa Benedetto XV al decimo tentativo. Tra i papi del XX secolo quello che prevalse dopo il conclave più sofferto fu Pio XI: nel 1922 il pontefice che avrebbe fatto pace con lo Stato italiano con i Patti Lateranensi, ottenne la fumata bianca dopo 14 votazioni. All’opposto, al suo successore Pio XII, papa Eugenio Pacelli, sarebbero bastate solo 3 votazioni nel 1939. Giovanni XXIII fu eletto in un conclave che durò solo 3 giorni nell’ottobre 1958: la sua elezione fu una sorpresa per molti, in quanto era considerato un “papabile” minore, ma il suo spirito di apertura e riforma, specialmente con il Concilio Vaticano II, cambiò profondamente la Chiesa cattolica. Dopo la morte di Giovanni XXIII, Paolo VI fu eletto in un conclave che durò solo 3 giorni nel giugno 1963, con il forte sostegno dei cardinali italiani. Il suo pontificato è stato segnato dalla conclusione del Concilio Vaticano II e da un periodo di grande trasformazione nella Chiesa. Il conclave che ha portato all’elezione di Giovanni Paolo I fu estremamente rapido e durò solo 2 giorni nell’agosto 1978: il suo pontificato durò solo 33 giorni a causa della sua prematura morte. Il conclave che elesse Giovanni Paolo II, il primo Papa non italiano dopo secoli, durò 4 giorni e rappresentò una vera e propria sorpresa per il mondo intero, dato che
il cardinale Karol Wojtyła non era considerato un papabile in anticipo. La sua elezione il 16 ottobre 1978 segnò una svolta significativa per la Chiesa, che sotto il suo pontificato ha vissuto una grande espansione globale. Nel 2005 Benedetto XVI fu eletto in sole 26 ore, con 4 scrutini. Per eleggere Francesco i cardinali impiegarono 36 ore, con 5 scrutini, nel 2013.
Quando il conclave si chiude e le porte si sbarrano con la formula extra omnes, dentro la Sistina inizia un rito antico, che profuma d’incenso e gravita attorno a quel momento in cui uno solo, tra i cardinali, diventa Pontifex Maximus. Non c’è tempo per festeggiare, non ci sono strette di mano né applausi. C’è invece un momento sospeso, irreale, in cui il prescelto risponde alla fatidica domanda: “Acceptasne electionem?” E con un sì sussurrato, accade il miracolo del passaggio. Poi, il nuovo Papa si ritira nella Stanza delle Lacrime. Un nome poetico e terribile. Qui si veste per la prima volta di bianco. C’è chi piange per il peso della responsabilità, chi trema per l’emozione, chi semplicemente tace. I paramenti papali attendono piegati: in tre taglie, come a ricordare che lo Spirito Santo ha i suoi metodi ma anche una certa attenzione sartoriale.
Con il successore di Francesco, salgono a tre nella storia della Chiesa i papi eletti da un conclave nel corso di maggio, il mese che la liturgia cattolica dedica alla Madonna. Nel cuore della cosiddetta “cattività avignonese”, con la Curia lontana da Roma, il conclave del 1342 si aprì il 5 maggio nella residenza papale in Provenza. Dopo appena due giorni, fu eletto Pierre Roger, cardinale e uomo di profonda cultura, che assunse il nome di Clemente VI. Il suo pontificato (1342-1352) fu segnato da un intenso mecenatismo, una solida politica internazionale e il controverso acquisto della città di Avignone, che diventò proprietà papale. Clemente VI fu anche il papa della Peste Nera, che scoppiò durante il suo pontificato, e si distinse per la carità e l’impegno nel proteggere gli ebrei dalle persecuzioni. Fu uno dei più rappresentativi pontefici dell’epoca avignonese.
Dopo la brevissima esperienza di Papa Leone XI (morto dopo soli 27 giorni), il secondo conclave del 1605 si aprì l’8 maggio. I cardinali impiegarono ben ventisette scrutini per giungere all’elezione del cardinale Camillo Borghese, che divenne Paolo V. Sotto il suo pontificato (1605-1621), la Chiesa visse un periodo di rinnovato potere temporale e spirituale. Paolo V fu un convinto sostenitore dell’autorità papale e commissionò importanti opere architettoniche,
come la facciata della Basilica di San Pietro. Proprio grazie a lui si completò uno dei simboli universali del cattolicesimo. La sua elezione in un caldo mese di maggio segnò l’inizio di una stagione barocca di grande splendore per la Roma dei papi.