A 12 mesi dalla prima ed unica volta in cui era approdata in consiglio regionale, è torna in aula, oggi a L’Aquila, la delicata tematica del fine vita. In Abruzzo ben 8.119 le firme raccolte. Tanti gli interventi in aula fino al voto dei diversi articoli componenti la legge: la maggioranza ha i numeri per respingerla e chiude così il consiglio
In Italia ai sensi della legge 219/17, un malato può scegliere il rifiuto delle terapie o l’interruzione della sedazione profonda, oppure, ricorrendo le condizioni previste dalla sentenza 242/19, accedere all’aiuto alla morte volontaria. Diverse le sedute delle commissioni competenti affinché in Abruzzo, così come in Toscana, si legiferasse per stabilire un protocollo chiaro per la gestione delle richieste di fine vita come previsto dalla legge nazionale e dalla Corte Costituzionale.
Quando sono le ore 17 circa l’aula inizia il dibattito sul tema. Il primo a prendere parola è Luciano D’Amico: cita la legge nazionale e la vicenda umana di Dj Fabio e lancia un appello ai colleghi dell’aula affinché si disciplinino modi e tempi. D’Amico ricorda che si disciplina solo la procedura e non il diritto. “Non perdiamo tempo perchè diversi abruzzesi potrebbero non avercene”.
Segue Francesco Taglieri del M5S:” 8mila firme non sono briciole, indipendentemente dalle nostre idee. Se restiamo sulle questioni procedurali rischiamo di perdere tempo. Il nostro compito è dare risposte agli abruzzesi. I pareri che bisognerà dare saranno affidati a professionisti componenti di una apposita commissione. Non aggiungiamoci ad agonie che nessuno dovrebbe provare”.
Dai banchi dell’opposizione si parla di diritti inviolabili, di non vita, di risposte doverose, di vuoti non più rimandabili. Si citano casi, racconti di familiari: si chiede di votare per non abbandonare gli abruzzesi ai viaggi della disperazione. Per Erika Alessandrini “bisogna votare con la sola bussola della coscienza”.
Blasioli ricorda che si sta dando una risposta al popolo. Ringrazia le associazioni che hanno raccolte oltre 8mila firme: ” Qui ora non si tratta di leggine e fondi, ma di diritti e tutele. Troppi ritardi che rendono insopportabile il dolore di tante, troppe famiglie. Non possiamo scappare ancora”.
Poi è la volta di Verrecchia di Fratelli d’Italia: ” Come non pensare a quanti di noi hanno avuto in famiglia il dramma di chi si è spento sconfitto da una malattia atroce e senza dignità? Però io oggi ricordo a tutti noi che la materia è delicata e già il 17 luglio il Senato affronterà la questione. Vi chiedo solo di attendere che sia il Parlamento per primo ad entrare nel delicato merito. Non sarà un voto contrario o insensibile bensì di rispetto dei tempi maturi in Parlamento”.
D’Incecco della Lega puntualizza di non volersi arrampicare su ragionamenti tecnici e giuridici ma di certo di ben comprendere la delicatezza del tema, l’importanza della questione: “Si può avere diversi sensi della vita e della non vita. Voterò no perchè ritengo debba agire solo lo Stato su un terreno così doloroso. Così come non decidiamo di nascere non possiamo per legge decidere di morire. Corriamo il rischio che le commissioni possano arrivare a decidere se far vivere o meno, basti pensare ai casi inglesi e non solo”.
Prende, quindi, la parola il presidente del Consiglio regionale Sospiri: “Il lavoro meritevolissimo di talune associazioni è riuscito ad attenzionare il tema inducendoci ad una doverosa riflessione molto molto seria. Sento di poter dire che il Parlamento approverà una legge come mai prima. Bene questo dibattito oggi anche in Abruzzo. Io ritengo sia molto difficile scrivere una legge come questa. Mi ritrovo in sintonia sia con chi oggi voterà sì sia col collega D’Incecco. Il cuore lacerato da un medico che ti dice di esser finita lo conosciamo purtroppo in tanti. E’ competenza dello Stato e non di una Regione decidere in un ambito così delicato. Il voto no sarà solo per restituire ruolo allo Sttao e non di certo per insensibilità”.
Luciano Marinucci cita il caso di Noemi Sciarretta: ” Quando ho sentito il papà Andrea dire a Rete8 che le avevano dato pochi anni di vita e, invece, abbiamo tutti festeggiato e applaudito ben 13 anni di quel sorriso ho pensato che la speranza può molto sempre”.
Il progetto di legge non è stato votato nella commissione competente che ha audito gli interlocutori del sì e del no. La
proposta di iniziativa popolare è stata iscritta all’ordine del giorno con “procedura d’urgenza”, secondo quanto previsto dalla legge regionale che detta, per la Regione Abruzzo, le regole sul referendum abrogativo, consultivo e l’iniziativa legislativa. Il testo, infatti, era arrivato in Consiglio per la prima volta il 26 giugno 2024, ma in quell’occasione non si arrivò al voto. Da quella data sono scattati i 12 mesi concessi dalla normativa regionale per la pronuncia definitiva dell’Aula sul progetto di legge.
Dichiarazione di Marco Cappato e Filomena Gallo, Tesoriere e Segretaria Nazionale dell’Associazione Luca Coscioni: “Il Consiglio regionale d’Abruzzo si è dichiarato incompetente a normare ciò che il Servizio sanitario regionale già è obbligato a fare: dare risposta a chi chiede di essere aiutato a morire. La decisione presa dalla maggioranza è un atto di irresponsabilità nei confronti delle persone malate e dei medici, privati di ogni garanzia sui tempi e sulle modalità per chiedere e ottenere l’aiuto alla morte volontaria. La competenza regionale è stata correttamente applicata dalla Regione Toscana, la cui norma è perfettamente operativa, pur essendo stata impugnata dal Governo. La questione continuerà a gravare anche sul Servizio sanitario abruzzese, che ha comunque il dovere di rispettare la sentenza “Cappato-Dj Fabo” della Corte costituzionale intervenendo “prontamente” come stabilito dalla stessa Corte nel 2024. Un “dovere” dimostrato anche dalle numerose condanne subite dalle Asl che si sono rifiutate di farlo. L’assenza di scadenze definite per legge determina lunghi tempi di attesa, come i 2 anni attesi da Federico Carboni e Laura Santi. Come Associazione Luca Coscioni continueremo ad aiutare le persone che lo chiederanno a far valere i loro diritti, a denunciare nei tribunali i ritardi nelle risposte del Servizio sanitario e ad aiutare anche materialmente chi ne ha diritto a ottenere l’autosomministrazione del farmaco per il “suicidio assistito” anche in Abruzzo. Ringraziamo le 8.119 persone che hanno reso possibile, con la loro firma, il dibattito sulla legge regionale “Liberi Subito” e tutte le Consigliere e Consiglieri regionali che non hanno nascosto la testa sotto la sabbia e che erano pronti a esprimersi nel merito”.
Nei giorni scorsi si è registrato l’appello al voto con una lettera aperta alla politica abruzzese e ai cittadini da parte di Riccardo Ververi, coordinatore della campagna ‘Liberi Subito’, promossa dall’associazione Luca Coscioni.
Nel ringraziare Marsilio e Luciano D’Amico, il candidato presidente del centrosinistra alle ultime regionali, Ververi ha ricordato il percorso iniziato due anni fa, che ha visto per la prima volta utilizzare lo strumento della legge d’iniziativa popolare in Abruzzo. “Un percorso fatto di raccolta firme, di ricerca degli autenticatori, di richiesta dei certificati presso i comuni. E poi il deposito in Consiglio, l’approvazione, il parere favorevole del Collegio di garanzia statutaria, le audizioni in V Commissione e ora la discussione. Ognuno è libero di fare le proprie scelte, in scienza e coscienza, purché non limitino le libertà altrui”.
Ieri in una nota il segretario regionale abruzzese del Pd, Daniele Marinelli, e la responsabile per i Diritti del partito, Marielisa Serone, hanno auspicato “che il Consiglio si esprima chiaramente su una scelta che riguarda la dignità umana di chi vive la sofferenza e che appartiene a tutti i cittadini e le cittadine abruzzesi”.
“Il Partito Democratico abruzzese intende sottolineare l’urgenza e l’importanza di questa normativa che appartiene a
tutti, a prescindere dalla propria appartenenza politica, perché la dignità della persona, fino all’ultimo istante della sua esistenza, è un principio non negoziabile. La storia di Daniele Pieroni, lo scrittore pescarese che è stato il primo a usufruire dell’apertura concessa dall’approvazione della legge in Toscana dove risiedeva, è stato un potente monito all’esigenza di avere una legislazione chiara in materia di fine vita, che non lasci più le persone e le loro famiglie sole di fronte a scelte estreme e dolorose, spesso costrette a cercare altrove ciò che il nostro sistema ancora non garantisce”.