Ud’A- Il Garante: ” Privacy violata”, il dg sbagliò

UdA

Per il Garante per la Privacy non ci sono dubbi: il Dg della d’Annunzio sbagliò a pubblicare i nomi dei dipendenti chiamati a restituire soldi percepiti in passato.

Tanto tuonò che piovve verrebbe da dire: è di queste ore, infatti, la notizia di un provvedimento adottato dal Garante per la Privacy nei confronti dell’Università d’Annunzio in merito alla vicenda dell’esposto-denuncia presentato da 53 querelanti secondo i quali il Dg Del Vecchio aveva violato la loro privacy, e relativa normativa in materia, rendendo noti i nomi di chi a suo dire aveva indebitamente percepito cifre (anch’esse rese pubbliche) quindi da restituire. In un provvedimento articolato in ben 8 pagine la dirigente del Garante, dopo aver riepilogato fatti e contestazioni, mette nero su bianco due violazioni in particolare commesse dal Dg: innanzitutto la scelta della mailing list per comunicare, praticamente a tutto il personale Ud’A, chi doveva restituire cosa in barba a dignità, riservatezza e protezione di dati personali. Il Garante dice, senza se e senza ma, che l’Università ha sbagliato e violato la legge e che, pertanto,  “per materie affini per il futuro le è fatto divieto di ricorrere alle modalità comunicative finora utilizzate” imponendole “canali riservati e individuali”. Altro passaggio quello relativo alla pubblicazione dei 113 “morosi” sul sito dell’Università: anche in questo caso il Garante ritiene illecita la diffusione dei dati personali in questione, peraltro ancora visibili alla voce ‘trasparenza’, imponendo alla d’Annunzio di rimuovere dati, nomi e cifre pena le sanzioni amministrative previste dalla legge. Insomma, ci sono voluti 5 mesi prima che anche questa vicenda conoscesse il suo epilogo ma a giudicare dalla ‘severa’ presa di posizione del Garante nei confronti del Dg, e più in generale dell’Università, siamo pronti a scommettere che in molti tra Chieti e Pescara oggi festeggeranno l’ennesima sonora bocciatura di scelte dirigenziali sempre contestate eppure mai riviste, mediate o corrette. Una cosa è certa, per i 53 querelanti questo provvedimento del Garante per la Privacy è ben più di una vittoria: facile intuire, del resto, che possa dare un ‘cospicuo’ la ad una collettiva richiesta risarcitoria per i danni d’immagine, e non solo, che tutta la storia ha arrecato a 113 dipendenti dell’Università d’Annunzio.