Tragedia San Giuliano di Puglia: 20 anni dopo l’Abruzzo non dimentica

Alle 11,32 del 31 ottobre 2002 una scossa di terremoto di magnitudo 6 fece collassare la scuola elementare Francesco Jovine di San Giuliano di Puglia. Nel crollo persero la vita 27 bambini e una maestra, Carmela Ciniglio, uccisi dalle macerie dell’edificio che si sgretolò sopra di loro. Stasera, alle 20:05, uno speciale con testimonianze e i momenti più significativi

A distanza di venti anni la comunità dei sangiulianesi continua a ricordare quella mattina del 31 ottobre, quando un’intera generazione, i nati del 1996, e qualche altro bimbo di poco più grande furono cancellati dal vissuto quotidiano di un piccolo paese molisano di circa mille abitanti.

La scuola Francesco Jovine era stata da poco ristrutturata e ampliata con l’aggiunta di un piano. «Se è vero che il sisma fu l’evento scatenante della tragedia, è anche vero che se le norme fossero state rispettate, quando si decise di sopraelevare l’edificio scolastico, quella scossa da sola non sarebbe bastata a far crollare l’edificio. Prova ne sia che nel resto del paese ci furono crolli e danni anche gravi a case e palazzine, ma nessun edificio implose come la scuola, fino a polverizzarsi»: fu questo quello che disse il pubblico ministero nel processo di primo grado che seguì al disastro.

Alla fine le condanne furono cinque con pene da 2 a 5 anni: l’allora sindaco di San Giuliano di Puglia che nel crollo della scuola Jovine perse la figlia di sei anni, fu condannato a 2 anni e 11 mesi; 5 anni invece a tecnico comunale, progettisti e costruttori.

Il vuoto che è rimasto nel cuore del paese e dei suoi abitanti, dopo la rimozione delle macerie della scuola, non è stato più colmato e l’assenza di quelle 28 vite interrotte ancora oggi urla silenziosa nel Parco della Memoria, raccogliendosi attorno all’unico pilastro dell’edificio rimasto in piedi dopo il crollo, lo stesso dove ogni anno vengono deposte le corone di fiori che giungono in processione dal cimitero del piccolo comune in provincia di Campobasso, dopo i 28 rintocchi di campana suonati di fronte alla cappella degli Angeli di San Giuliano.

Vent’anni dopo la tragedia della scuola Jovine ci si interroga ancora su cosa sia cambiato e quanto abbiamo imparato dalle storie interrotte di quelle vite incolpevoli. Qualcosa è indubbiamente stato fatto, ma non abbastanza e i fondi del Pnrr, invocati a gran voce da amministratori e politici, forse non saranno sufficienti a sanare tutte le lacune, come è stato sottolineato anche durante i dibattiti organizzati nel pomeriggio al Museo multimediale della memoria del terremoto.

E così, dopo il clamore della processione mattutina seguita da politici e amministratori e dopo dibattiti e convegni, quando il sole tramonta e insieme alle stelle e alla luna si accendono le flebili luci del Parco della Memoria come piccoli fuochi fatui, arriva infine il tempo del raccoglimento e della commozione. La fiaccolata che ogni anno ricorda le vittime del crollo, ripercorre in processione il percorso inverso, passando davanti alla Fontana delle 28 cannelle o degli Angeli in piazza 31 ottobre 2002, fermandosi in preghiera nello spiazzo del palazzetto dello sport, dove i piccoli corpi, liberati dalla polvere delle macerie, furono ricomposti per essere consegnati al dolore inerme delle famiglie, fino al cimitero, dove, spente le ultime fiaccole, a vegliare sul dolore restano le stelle.