In tanti per l’ultimo saluto terreno a Martino Caldarelli il 48enne di Isola del Gran Sasso ucciso con ferocia dalla coppia assassina, Andrea Cardelli e Alessia Di Pancrazio, che gli aveva teso una trappola. Nel santuario di San Gabriele il rito funebre
Sorretta dai familiari la mamma del 48enne sul cui volto il dramma di una morte atroce inflitta al figlio: Martino è stato accoltellato, poi finito con due colpi di pala sulla testa e buttato in un laghetto di Corropoli. Con Cardelli è finita in carcere la sua convivente Alessia Di Pancrazio, la prima a confessare e a far ritrovare il corpo dopo che lui ha tentato di strangolarla.
Tanta commozione tra gli amici e conoscenti di Martino: oggi in molti lo ricordano come appassionato di palestra e benessere, riservato ma cortese con tutti, molto molto legato alla sua mamma.
Sul sagrato della chiesa gli amici di Martino con dei palloncini di molti colori e uno striscione in cui il suo volto sorridente sembra dire ciò che vi è stato scritto sopra: “Nessuno muore sulla terra finchè vive nel cuore di chi resta”. Sono anche gli amici della palestra a salutarlo e ricordarlo così: in palestra dove Martino uscendo quel venerdì primo pomeriggio non arrivò mai.
Martino ai familiari aveva detto proprio che sarebbe andato in palestra a Val Vomano ma il suo cellulare è stato agganciato da un cella in Val Vibrata, esattamente tra Corropoli, Nereto e Sant’Omero. Ed è qui, nell’abitazione dove Andrea Cardelli abita con Alessia Di Pancrazio, che è scattata la trappola. La vittima e la donna in passato si erano già conosciuti sempre sui social e da qualche tempo erano ripresi i contatti in particolare su Instagram e Messenger così come hanno ricostruito i carabinieri. Quando Caldarelli è andato da lei, dopo un primo approccio tra i due in camera da letto è arrivato Cardelli che era evidentemente nascosto. I due hanno chiesto dei soldi a Caldarelli che ha respinto ogni richiesta. Tra gli uomini è nata una violenta colluttazione con Cardelli che a un certo punto ha estratto un coltello e colpito Martino. Più volte diranno i carabinieri. Caldarelli, fisico robusto, sarebbe riuscito a liberarsi e benché ferito a scappare fuori dall’abitazione probabilmente nel tentativo di raggiungere la sua macchina. È stato raggiunto dai due e colpito ancora con i fendenti. È caduto a terra e, secondo la versione dell’accusa, a questo punto Cardelli ha preso una pala e lo ha colpito alla testa con tale violenza che il manico della pala si è spezzato.
La coppia ha cercato in tutti i modi di depistare la verità. Prima hanno occultato il corpo legandolo con un grosso tronco nel lago, poi il cambio di colore della macchina di Martino data alle fiamme: qualche giorno prima un altro uomo era riuscito a fuggire dalla stessa situazione.
