Teramo: il carcere di Castrogno al centro dell’attenzione

Il carcere di Castrogno a Teramo è tornato al centro dell’attenzione mediatica per motivi tragici: ieri un altro detenuto è morto all’interno della struttura

In meno di cinque mesi sono già quattro i detenuti deceduti all’interno della struttura, l’ultima vittima solo ieri: Marco D’Ambrosio, 50 anni, originario di Vasto, è morto in cella poco dopo la colazione. Inutili i tentativi di soccorso da parte del personale sanitario in servizio e dell’ambulanza del 118.

Si ipotizza una morte naturale, ma la Procura di Teramo ha comunque aperto un’indagine e disposto l’autopsia. Quella di D’Ambrosio è solo l’ultimo di una serie di decessi avvenuti all’interno del penitenziario. A marzo erano morti Domenico Di Rocco, 46 anni, e Michele Venda, 42, entrambi colpiti da malori improvvisi. Il caso più delicato, però, risale al 1° maggio con il decesso di Rita De Rosa, 44enne campana: già in precedenza ricoverata per una bronchite e poi dimessa, aveva accusato dolori al petto la notte prima della morte. Visitata dal medico del carcere e trattata con un farmaco, è deceduta per un problema cardiaco. Il medico è oggi indagato per omicidio colposo.

La successione di morti solleva interrogativi gravi, soprattutto alla luce del sovraffollamento della struttura: 451 detenuti per una capienza di 255. Una pressione che, secondo molti, compromette la possibilità di monitorare adeguatamente le condizioni sanitarie dei reclusi. Non si tratterebbe di negligenze individuali, ma di un sistema che non regge numericamente l’impatto della popolazione carceraria.

A confermare la gravità della situazione è la garante regionale dei detenuti, Monia Scalera, che sottolinea la necessità di maggiori risorse:

«Con questi numeri, non è possibile garantire controlli sanitari adeguati. Servirebbero screening anche su chi non presenta sintomi evidenti. Il problema non è solo la preparazione del personale, ma la sua scarsità».

Intanto, il carcere teramano continua a essere il simbolo di un’emergenza sistemica che richiede risposte urgenti da parte delle istituzioni. Ad intervenire sulla delicata vicenda anche Adele Di Rocco Presidente del coordinamento codice Rosso che accusa il settore sanitario carcerario di competenza regionale.

Sull’ultimo decesso nel carcere di Teramo è intervenuto anche Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria.

«Nel carcere di Teramo un altro detenuto è morto senza patologie note. Dietro la formula “altre cause” – denuncia Di Giacomo – si nascondono spesso suicidi non ufficializzati o mancanza di cure adeguate. È indegno che le cause della morte in cella restino per mesi senza chiarimenti, come se servisse a evitare allarmi tra familiari e opinione pubblica».

Dall’inizio del 2025, i suicidi accertati sarebbero 32, ma le “altre cause” classificate burocraticamente sarebbero già 73. Di Giacomo punta il dito contro l’assenza di un vertice stabile al
DAP e contro una gestione che “si concentra sulle stanze dell’amore invece che sul diritto alla vita”.

Secondo il Sindacato di Polizia Penitenziaria i più colpiti sono detenuti psichiatrici, tossicodipendenti ed extracomunitari, con un’età media dei suicidi che si abbassa a 35 anni.

«Siamo oltre il punto di crisi – conclude Di Giacomo -. Servono strumenti, fondi, e un sistema sanitario penitenziario più integrato. O questa strage continuerà».