Scuola: cartelli in piazza a Pescara ‘basta punire i bambini’

Manifestazioni di insegnanti e studenti in diverse piazze abruzzesi nel giorno della protesta, con astensione dalla didattica a distanza, per chiedere una ripartenza in sicurezza. In piazza Sacro Cuore a Pescara, invocando con cartelli e striscioni una scuola ‘più sicura, più inclusiva, più libera’, per dire ‘basta punire i bambini’, hanno manifestato Cobas Scuola, Rifondazione Comunista, Comitato Priorità alla Scuola e Libera Associazione studentesca.

“Dopo un anno dall’emergenza sanitaria nessun governo e nessuna regione ha fatto quello che bisognava fare ovvero ridurre il numero di alunni per classi, far partire un piano di assunzioni e stabilizzazione dei precari del personale necessario della scuola e, ovviamente, fare un grande investimento per gli spazi e l’edilizia scolastica. Se così non fosse, anche nel prossimo anno si ripartirebbe con la Dad perché il distanziamento sociale e la sicurezza si possono fare con i soldi della fiscalità generale, investendo il 5 % del Pil e fondi del recovery plan”.

Priorità alla scuola, basta classi pollaio, assunzione di insegnanti precari, maggiore sicurezza, fondamentale in questo periodo di pandemia da covid 19,  sia all’interno degli istituti scolastici che sui mezzi pubblici . Sono alcune delle richieste rivolte al governo dalle associazioni di docenti e studenti che hanno manifestato oggi in oltre 60 piazze italiane. In Abruzzo le manifestazioni, con astensione dalla Dad, si sono svolte a Pescara, L’Aquila e Lanciano.
I manifestanti hanno chiesto la riapertura in presenza, in sicurezza e in continuità di tutti gli istituti scolastici, dal nido all’università, non oltre il 7 aprile. In piazza Sacro Cuore a Pescara c’erano i Cobas Chieti – Pescara- Teramo- Giulianova, l’Unione degli Studenti L’Aquila, la Libera Associazione Studentesca, il Collettivo studentesco di Lanciano.
A gran voce hanno evidenziato che “il primo urgente provvedimento di riforma riguarda l’immediata riduzione del numero di alunni/e per classe, fissando un tetto massimo di venti, abolendo ogni possibilità di accorpamento per le classi successive. Si chiede che i finanziamenti del Recovery Fund siano utilizzati per il potenziamento di tutto il personale scolastico, con un piano di assunzioni e di stabilizzazione dei docenti precari, adeguamento degli spazi e degli edifici scolastici, con ripristino di vecchi edifici e realizzazione di nuovi”.
“In settanta piazze d’Italia e anche in alcune abruzzesi chiediamo che realmente i fondi del recovery plan siano spesi per la scuola – ha detto Lorella Cappio del Cobas Scuola – Non possiamo chiedere di riaprire se non si hanno spazi e scuole sicure. Chiediamo una scuola diversa, pubblica con forti investimenti. Le scuole dove ci sono condizioni di sicurezza e se hanno spazi per il distanziamento devono riaprire. Le scelte che verranno fatte oggi definiranno la scuola dei prossimi dieci, quindici anni”.