Prati di Tivo: ennesima tegola sugli impianti la cui riapertura è molto in forse

Ancora nubi sugli impianti di Prati di Tivo, la cui riapertura si allontana ancora una volta. Il Comune di Fano Adriano ha, infatti, presentato appello al Consiglio di Stato chiedendo oltre 500 mila euro di danni alla Gran Sasso Teramano e la sospensiva della prima sentenza del Tar che era stata favole alla società. Un atto a fronte del quale questa mattina, nel corso dell’ assemblea dei soci della società in liquidazione, chiamata ad esprimersi sull’atto di vendita della società alla ditta Finori, si sono registrate le dimissioni del commissario liquidatore Gabriele Di Natale.

“Non c’è molto da dire: quando sono arrivato la società era in liquidazione ma agiva contra legem in continuità, aveva 3 bilanci non approvati e un debito di un milione – ha detto Di Natale – prima abbiamo messo in vendita i beni e sono andati deserti, poi siamo arrivati alla vendita della società – tutti passaggi approvati dall’assemblea – ad una somma, 1 milione e 650 mila euro che copre tutti i debiti e ristora tutti i debitori: anche Fano Adriano e l’Asbuc. Il ricorso appare come una ritorsione che lede anche gli interessi del Comune perché la società non ha una lira e se anche fra qualche anno il Consiglio di Stato dovesse dargli ragione non si capisce con quali soldi potrà essere pagato. Un gesto illogico”. Da qui le dimissioni, rassegnate “con animo franco perchè non ho più la serenità e nemmeno il tempo, la lucidità e la voglia di portare a termine il mio mandato”.

“Accade quello che nessuno può immaginare – ha commentato il presidente della Provincia Diego Di Bonaventura – un territorio che agisce contro se stesso, si perde nelle faide senza valutare gli effetti che questi avranno sulle persone, sul tessuto sociale ed economico”.

A questo punto si allontana la riapertura degli impianti anche per la stagione invernale dopo la chiusura estiva per mancanza della concessione non deliberata dall’Asbuc di Pietracamela. L’atto notarile per la vendita è stato procrastinato almeno in attesa del pronunciamento del Consiglio di Stato sulla richiesta di sospensiva del Comune di Fano Adriano e l’assemblea, assistita dai legali e dai consulenti, ha ragionato su una clausola di salvaguardia che tuteli l’acquirente – la ditta Finori – rispetto alle rivendicazioni economiche del Comune considerate le perplessità di Finori,
chiamato in assemblea, ad assumersi anche il rischio di un eventuale sospensione dell’attività o di una soccombenza sulle richieste economiche avanzate dal socio della Gran Sasso Teramano. In alternativa, come si legge nella nota della Provincia, “si potrebbe pensare a stralciare la stazione di Prato Selva, oggetto del contendere”.