Pescara: scuole infanzia chiuse dal sindaco, genitori al TAR. Ricorso respinto

Sono oltre 50 le famiglie che si sono costituite in un comitato spontaneo per dire no all’ordinanza del sindaco di Pescara, Carlo Masci, sulla chiusura delle scuole dell’infanzia. Due giorni fa il ricorso al TAR oggi rigettato: nessuna sospensiva dell’ordinanza di Masci.

Il Giudice ha rigettato la richiesta dei ricorrenti, non concedendo la sospensiva della mia ordinanza, ritenendo quest’ultima assolutamente legittima. “In questi giorni in diversi si sono cimentati in ardite dissertazioni giuridiche, pur non avendo alcuna competenza, accusandomi di aver travalicato i miei poteri e aver danneggiato i bambini con le mie scelte. Io sono stato sempre molto tranquillo, sapevo di aver agito con scienza e coscienza, dopo aver avuto anche il conforto del Tar sono ancora più tranquillo”, conclude Masci.

“Ieri mattina – scrive il sindaco – sono stato al Tar di Pescara per difendere la mia ordinanza sulla chiusura delle scuole d’infanzia per un ricorso presentato da alcuni genitori che ritenevano il provvedimento sbagliato. Il confronto, dinanzi a un attento Presidente del Tar, è stato approfondito e puntuale, la discussione si è protratta per circa un’ora”.

Marcello Costantini e Giada Alessandrini si fanno portavoce anche degli altri genitori sulla necessità di revocare l’ordinanza del sindaco Masci. “I bimbi devono stare a scuola poiché i dati dicono che il rischio del contagio è minimo, c’è la possibilità inoltre del tracciamento”, afferma Costantini il quale poi fa riferimento al nuovo DPCM Draghi in cui si dice che “solo le Regioni hanno facoltà di chiudere le scuole e non i Comuni, tutto questo proprio per evitare disparità tra cittadini. Ad esempio qui sulla costa, è assurdo che a Pescara le scuole siano chiuse mentre nella contigua Francavilla restino aperte”. A chi accusa questi genitori di voler “parcheggiare” i propri figli a casa, Giada Alessandrini risponde che i bimbi, anche grazie alla preparazione degli insegnanti, “devono vivere la scuola in presenza. Poiché anche quei genitori che possono stare in smart working in uno o due giorni su cinque, debbono comunque fare i conti con i bimbi che sono costretti a casa, e volendo chiamare baby sitter c’è sempre un minimo di rischio rispetto alle scuole dove, invece, c’è la possibilità di tracciabilità dei contatti”.