Pescara: ancora botta e risposta sui fondi del Comune ai Premi Flaiano

E’ ancora botta e risposta tra la giunta Masci e la presidente dei Premi Flaiano, Carla Tiboni

“In riferimento alle dichiarazioni del sindaco Carlo Masci sui contributi alla 49 edizione dei Premi Flaiano, mi preme precisare quanto segue, perché la raccolta fondi è stata avviata su basi di reale criticità esistenti sul contributo comunale, ad oggi non risolte”.

“Se il Sindaco è amareggiato, io lo sono più di lui, cui si aggiunge la stanchezza di dover sempre difendere i Premi perché sorge sempre una e più difficoltà nell’organizzazione di ogni edizione. I fatti. Come ogni anno rivolgo gli auguri di Natale ai rappresentanti delle istituzioni con cui mi relaziono per l’attività culturale che svolgo. Così ho fatto quest’anno anche con Masci. Il contenuto del messaggio cui fa riferimento Masci, va integrato dalla parola da lui usata e cioè del “disguido” che si era creato sul contributo ai Premi, che però sarebbe stato risolto con un emendamento in occasione dell’approvazione del bilancio. La mia risposta è stata che avrei voluto evitare polemiche e che ero disponibile a collaborare.
Non ho saputo più nulla, da nessuno, e cioè se il “disguido” sui Premi Flaiano – come lo ha definito il Sindaco – fosse stato risolto, così come non si ha notizia di emendamenti presentati per modificare i 10.000 euro per l’edizione dei Premi n. 49.
I Premi Flaiano, dopo 49 anni, sono ancora oggetto di un “disguido” da parte dell‘Amministrazione comunale, hanno ancora necessità di emendamenti per avere i contributi necessari, a dispetto di tutte le altre realtà culturali che ricevono contributi opulenti, fortunate loro.
A questo “disguido” ho dovuto porre rimedio attraverso la raccolta fondi, perché stiamo lavorando già da tre mesi all’organizzazione dei Premi e non abbiamo ancora certezza delle somme su cui potremo contare.
Stessa sorte per il Mediamuseum che quest’anno ha subito una riduzione di contributi da parte del Comune. Anche qui credo si tratti di un “disguido”, considerato che la struttura, ormai quasi fatiscente, paga 2.000 euro di affitto al mese, somma non più sostenibile dopo che l’emergenza sanitaria ha messo in ginocchio la cultura.
Ho chiesto con più lettere di rivedere il contratto, nessuno mi ha mai risposto”.