Pescara, agente colpito al volto con una testata da un detenuto

Ennesima aggressione nel carcere di San Donato a Pescara. Un Assistente Capo Coordinatore della Polizia Penitenziaria è stato aggredito da un detenuto. Colpito al volto con una testata ha riportato la rottura di alcuni denti e sono stati necessari alcuni punti di sutura al labbro superiore

Nel pomeriggio di ieri intorno alle 17.30 un agente di Polizia Penitenziaria mentre apriva un cancello, è stato aggredito da un detenuto che l’ha colpito con una violenta testata al volto all’altezza della bocca. Il colpo violento ha causato la rottura di alcuni denti e la sutura del labbro interno superiore. Il Poliziotto, è stato subito soccorso e accompagnato presso il nosocomio pescarese dal personale della polizia penitenziaria fuori servizio. Secondo quanto denunciato in una nota dal Segretario provinciale SiNAPPe, Giuseppe Di Domizio, l’agente era solo in un posto, dove sono previste due unità. “La motivazione del vile gesto data dal detenuto, non mi caricano i soldi da mesi sul conto interno”. Secondo quanto riferito dal sindacato di polizia per fronteggiare la carenza cronica di agenti, sono attesi dei rinforzi. Anche se  fronte della carenza di 60 unità, il prossimo mese di settembre giungeranno nella casa circondariale di Pescara, tredici unità, da cui vanno decurtati i trasferimenti in uscita circa dieci unità, pensioni che per fine anno 2023 e inizio 2024 saranno quindici. Quindi anche con i nuovi arrivi, sottolinea il sindacato, la situazione resta ancora di grande emergenza. Il segretario provinciale del SiNAPPE augura una pronta guarigione al collega ferito.

E sulla vicenda è intervenuto in una nota anche il Segretario Generale del SAPPE Donato Capece che stigmatizza il grave episodio ed esprime solidarietà al poliziotto coinvolto: “Con questo ulteriore grave evento critico sale vertiginosamente il numero dei poliziotti coinvolti da detenuti senza remore in fatti gravi. Esprimiamo la massima solidarietà e vicinanza a tutti i colleghi del Reparto di Pescara: ma quest’ultimo episodio deve far riflettere i vertici dell’Istituto e della Regione. Ci vuole una completa inversione di rotta nella gestione delle carceri, siamo in balia di questi facinorosi. Facciamo appello anche alle autorità politiche regionali e locali: in carcere non ci sono solo detenuti, ma ci operano umili servitori dello Stato che attualmente si sentono abbandonati dalle Istituzioni… Abbiamo bisogno di personale, il rischio fa parte del nostro lavoro, ne siamo consapevoli, ma giocare al massacro con livelli di sicurezza che non permettono minimamente di tutelare l’incolumità dei lavoratori non è accettabile!”.

“La cosa più grave che emerge da questa giornata di follia”, aggiunge Capece, “è che nulla l’Amministrazione riesce a porre in essere per eliminare queste criticità. Tale situazione di immobilismo da parte dell’amministrazione penitenziaria sta mettendo a dura prova il lavoro della Polizia Penitenziaria, tanto che come SAPPE stiamo decidendo di dare vita a breve ad eclatanti azioni di protesta per manifestare il proprio disagio lavorativo”. Per questo, il leader del SAPPE “auspica in un celere intervento di questo Governo sulle continue aggressioni al personale oramai all’ordine del giorno”. E si rivolge in particolare al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Giovanni Russo: “Al Capo DAP Russo rinnoviamo l’invito ad incontrare il SAPPE per affrontare i temi che sono nella sua delega, cioè i detenuti, malati psichiatrici, riorganizzazione istituti, media sicurezza. Ma chiediamo anche l’immediata applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni adatte a contenere soggetti violenti e pericolosi. Sarebbe opportuno dotare al più presto la Polizia Penitenziaria del taser o, comunque, di altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato”. Per questo, il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria non esclude clamorose forme di protesta dei poliziotti: “perché ormai il tempo delle interlocuzioni è finito: in questi ultimi anni ci siamo recati in ogni istituto di pena del Paese, per adulti e minori, abbiamo pazientemente ascoltato il personale, abbiamo scritto e riscritto alle varie Autorità competenti, ma ci rendiamo conto che chi di dovere non ha ancora intrapreso le iniziative che abbiamo richiesto e che ci aspettavamo”.