Palestinesi arrestati: presidio pro Anan Yaeesh a L’Aquila

Si è svolto regolarmente a L’Aquila il presidio a sostegno di Anan Yaeesh, il militante palestinese residente nel capoluogo dal 2017. Il giudice si è riservato di decidere sulla scarcerazione

I giudici della Corte d’appello dell’Aquila si sono riservati di decidere sull’istanza di scarcerazione presentata dai legali di Anan Yaeesh, il 37 enne palestinese, residente nel capoluogo, arrestato a fine gennaio su richiesta delle autorità israeliane che ne chiedono l’estradizione. Lo riferiscono i manifestanti del ‘Coordinamento aquilano per la Palestina’ che oggi, contestualmente alla discussione in aula sulla revoca della misura cautelare, hanno indetto un sit-in davanti al tribunale di via XX Settembre.
Alle persone ferme al presidio con striscioni e bandiere, il legale di Yaeesh, Flavio Rossi Albertini, ha spiegato che i giudici decideranno all’esito del procedimento penale. Yaeesh, attualmente in carcere a Terni, è stato raggiunto ieri da una nuova misura cautelare, emessa dal gip dell’Aquila, in cui si ipotizza l’associazione a delinquere con finalità di terrorismo. Tre i palestinesi destinatari del provvedimento.

 

Il Coordinamento aquilano per la Palestina oggi ha dato vita ad un presidio a sostegno di Anan Yaeesh davanti al tribunale dell’Aquila, in occasione dell’udienza in corte d’appello per la scarcerazione del militante palestinese di 37 anni residente nel capoluogo.

La scarcerazione comunque non avverrà poiché ieri la Digos dell’Aquila ha emesso tre mandati di arresto, uno proprio nei confronti di Anan Yaeesh. Attualmente l’uomo è in carcere a Terni, dopo essere stato arrestato una prima volta su richiesta delle autorità israeliane che ne chiedono l’estradizione. Secondo il Coordinamento aquilano per la Palestina un’eventuale estradizione sottoporrebbe l’uomo, che vive e lavora all’Aquila dal 2017, a trattamenti inumani.

“Con un tempismo perfetto – si legge in un comunicato del movimento spontaneo – a poche ore dall’udienza alla Corte d’appello dell’Aquila nella quale si deciderà la richiesta di scarcerazione di Yaeesh, altri tre mandati di arresto sono stati effettuati nella notte all’Aquila. Uno dei tre riguarda lo stesso Anan. Particolare che venga emesso un mandato di arresto il giorno prima in cui viene discussa la richiesta di scarcerazione. Le persone arrestate – spiegano ancora dal movimento – ancora non hanno accesso al loro fascicolo né sanno nulla, se non che sono state portate via da casa all’alba e trasferite in carcere. Esattamente com’è successo ad Anan a fine gennaio. Non ci stupiremmo, insomma, se le accuse si dimostrassero infondate, considerando il collaborazionismo italiano con Israele. Per questo è importante alzare la voce contro la richiesta di estradizione da chi viola costantemente e da decenni i diritti umani e il diritto internazionale”.

Le accuse per i tre sono di terrorismo internazionale ed eversione. Accuse pesanti alle quali il Coordinamento ribatte che le persone coinvolte ancora non hanno avuto accesso al loro fascicolo, come accaduto per Anan a fine gennaio scorso con un arresto ingiustificato.

I manifestanti affermano che c’è accanimento verso le persone palestinesi che vivono all’estero e verso chi cerca di opporsi al genocidio in corso. L’obiettivo del coordinamento è dare alla gente la possibilità di ascoltare una narrazione diversa da quella che passa attualmente. Per questo hanno deciso di alzare la voce contro chi “viola i diritti umani e il diritto internazionale, costringe all’apartheid, deporta un’intera popolazione e tortura i detenuti, anche minorenni”.

Presente al presidio anche Khaled El Qaisi, ricercatore palestinese che fu arrestato durante un viaggio in Cisgiordania dalle autorità israeliane e, senza capi di accusa, trascorse 32 giorni in carcere in Israele.

Yaeesh lavora come traduttore alla Sapienza di Roma e fu fermato mentre tornava in Italia con la moglie e il figlio. In merito invece all’operazione di ieri la polizia ha fatto sapere di aver accertato la costituzione di una struttura operativa militare chiamata Gruppo di risposta rapida – brigate Tulkarem, una articolazione delle brigate dei martiri di Al Aqsa che è riconosciuta come organizzazione terroristica dell’unione europea con finalità di terrorismo.

Sulla vicenda era intervenuto anche Felice Romano, segretario generale del sindacato della polizia penitenziaria, l’ha definita “Operazione di fondamentale importanza” e ha apprezzato il personale della magistratura e della questura, in particolare gli agenti della Digos del capoluogo che, insieme al personale del Servizio per il contrasto all’estremismo e al terrorismo internazionale della Direzione centrale della polizia di prevenzione, hanno portato all’arresto di tre cittadini palestinesi con l’accusa di associazione terroristica internazionale.

“I tre arrestati – ha ricordato Romano – facevano parte della cellula militare denominata Gruppo di risposta rapida Brigate Tulkarem, articolazione delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, riconosciuta quale organizzazione terroristica dall’Unione europea. Gli indagati – ha detto ancora – progettavano attentati in Italia e in Europa e facevano opera di proselitismo. La loro estrema pericolosità è emersa dalle indagini che hanno dimostrato come gli stessi fossero disposti a colpire anche con attentati suicidi. Un importante risultato – ha detto Romano – ottenuto anche grazie al coordinamento magistrale della Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo con la Procura nazionale antimafia e antiterrorismo. Gli arresti di oggi sono l’ennesima conferma della costante attività di prevenzione sul fronte del terrorismo internazionale e della grande capacità investigativa della Polizia di Stato che sinora hanno consentito di individuare e scardinare sul nascere progetti eversivi sul nostro Paese”.

Sulla stessa linea il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi:

“Le persone individuate – ha sottolineato – si sono rese responsabili di atti che offendono il diritto alla pace e alla sicurezza minando la stabilità sociale e inneggiando alla violenza contro lo Stato di Israele. Come amministrazione – ha concluso – stiamo investendo somme ingenti per un capillare sistema pubblico di videosorveglianza con lo scopo di coadiuvare le operazione delle forze dell’ordine e garantire la serenità dei nostri cittadini”.