Montagna, gli operatori chiedono ristori adeguati

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Gli operatori della montagna chiedono ristori certi. Si rischia il tracollo.

La montagna ancora una volta al centro del dibattito. Le stazioni sciistiche che erano pronte a ripartire lunedì in Abruzzo hanno dovuto rinunciare e non per loro volontà.

La spaccatura di colori tra arancio e rosso in regione non ha permesso alle stazioni di rimettersi in moto almeno per i residenti e locali e c’è molta amarezza ma anche rabbia per le modalità ma anche per i continui rinvii che hanno caratterizzato questo comparto.

Fino al 5 marzo la certezza è della chiusura ma il tema centrale ora è quello dei ristori, ristori subito e certi chiedono gli operatori della montagna.
Il direttore della stazione di sci Gennaro Di Stefano invita chi di dovere a decidere subito e che siano ristori adeguati, dice.

Attorno alla montagna c’è tutto un mondo che gira. Non c’è solo la stazione sciistica fisica che ha comunque spese enormi anche se chiusa, ci sono i ristoratori, gli alberghi, tutti i dipendenti, i maestri di sci, insomma un indotto che rischia di avere un sacco di disoccupati alla fine di questa storia.

La domanda che ricorre è perché non si permetta di lavorare in sicurezza visto che lo sci è uno sport che si pratica all’aria aperta. Se si pensa alle file in biglietteria o altro, poi, in tanti hanno voluto ricordare che sono stati fatti anche degli investimenti per mettersi in regola ed adeguarsi e che non c’è differenza, ad esempio, tra i ristoratori in città o quelli in montagna.

Lo scenario è quanto mai cupo. Alcuni sperano di recuperare qualcosa per Pasqua visto che c’è tanta neve ma tutto, come si sa, dipenderà dalle evoluzioni epidemiologiche e per ora i numeri non sono buoni.