L’Aquila: sciopero call center della commessa Inps

Tutti i lavoratori dei call center che lavorano sulla commessa Inps dell’Aquila, insieme a tutte le sedi di Comdata e Network Contact hanno incrociato le braccia per lo sciopero nazionale dopo che l’INPS ha annunciato di voler internalizzare il servizio clienti.

 

Per l’istituto non è applicabile la clausola sociale: dipendenti e sindacati non ci stanno. Poco rassicurante è il percorso di costruzione del bando della selezione che dovrebbe portare all’internalizzazione. Non c’è la minima certezza sugli strumenti che garantirebbero le lavoratrici ed i lavoratori attualmente impegnati sulla commessa. Del tutto elusive- per i sindacati – le risposte sulle garanzie delle condizioni economiche. Ancora più preoccupante l’aspetto dei numeri complessivi dell’internalizzazione: l’operazione riguarderà circa 3.000 persone, a fronte delle 3.300 attualmente impiegate sulla commessa. 

A sostenere i lavoratori e i sindacalisti Piero Francazio, della Uilcom, Marilena Scimia della Cgil e Antonio De Simone della CISL anche tanti esponenti politici di destra e sinistra e il sindaco Pierluigi Biondi. 

Proprio Biondi ha portato ai lavoratori la solidarietà del Comune:” Il ministro Orlando e Tridico devono sedersi ad un tavolo e trovare una soluzione perché si può fare. Fratelli d’Italia presenterà un emendamento alla prossima legge di Bilancio affinché nel processo di internalizzazione dei dipendenti del call center Inps venga garantito il diritto al lavoro di tutti e 3300 operatori, di cui oltre 500 impegnati nel sito dell’Aquila con contratto a tempo indeterminato, che quotidianamente svolgono un servizio essenziale per i cittadini e che nei mesi più duri della pandemia e del lockdown non hanno mai fatto venir meno il loro impegno”.  A dare l’annuncio è il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi: questa mattina ha partecipato al presidio organizzato dai sindacati, nei pressi della sede dell’Istituto nazionale di previdenza sociale in centro storico, e domani consegnerà il dossier a Draghi.

Barbara Orsini: