L’Aquila: processo alla mafia nigeriana, oggi la decisione del Gip sul rito abbreviato

E’ attesa per oggi la decisione del GIP del tribunale dell’Aquila sulla richiesta di rito abbreviato nell’ambito del processo alla mafia nigeriana, dopo gli arresti effettuati dalla squadra Mobile nell’ambito dell’operazione denominata “Hello Bros”.

Diciassette degli arrestati nell’ambito dell’operazione “Hello Bros” compariranno oggi, martedì 30 novembre, davanti al GIP del Tribunale dell’Aquila, Baldovino De Sensi, che dovrà decidere sulla richiesta di rito abbreviato avanzata dalla difesa degli imputati. La vicenda come si ricorderà risale al 26 aprile scorso quando la Procura Distrettuale Antimafia dell’Aquila nell’ambito dell’inchiesta ‘Hello Bross’ – condotta dalla Squadra Mobile dell’Aquila, dalla Sezione di Polizia Giudiziaria e dal Servizio Centrale Operativo – ha scoperto l’attività illecita che ha portato all’arresto di 30 affiliati della mafia nigeriana appartenente alla Black Axe, presenti in 14 province italiane, con base operativa nel capoluogo abruzzese. Altri 25 nigeriani, come gli arrestati, risultano indagati per associazione di stampo mafioso finalizzate al compimento di numerosi reati tra cui traffico di stupefacenti, immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione, truffe romantiche, truffe informatiche e riciclaggio, per un totale di quasi 100 capi di imputazione. All’Aquila viveva il 35enne a capo dell’organizzazione che in due anni e mezzo di attività ha commesso frodi per circa un milione di euro.

Arrivato in Italia su un barcone dalla Libia e sbarcato a Pozzallo nel 2014 l’uomo era finito al Centro di Prima Accoglienza all’Aquila, dove viveva in un appartamento regolarmente affittato e pagato, in maniera insospettabile. Proprio seguendo il capo per due anni, la polizia ha ricostruito la complessa attività che ha toccato le province di Roma, Rieti, Bari, Caserta, Napoli, Reggio Emilia, Parma, Modena, Catania, Genova, Messina, Potenza e Terni.

Della struttura dell’organizzazione criminale sono stati individuati i vertici nazionali e i componenti delle articolazioni periferiche (Forum) presenti in diverse città italiane. Gli indagati si sono resi autori di numerosi reati, in prevalenza rientranti nel cybercrime: una particolare forma di truffa informatica consisteva nell’acquisto di bitcoin con i quali venivano poi comprate, nel mercato del darknet, le carte di credito clonate utilizzate per l’acquisto di beni e servizi sui siti e-commerce.