L’Aquila, no degli ambientalisti alla nuova cava da 400mila mc sul Monte Caticchio

L’Aquila, nuova cava da 400mila mc a Monte Caticchio a Tempera. Stazione Ornitologica Abruzzese: le ragioni per dire no. Pesanti ombre sul passato dell’area, attenzionata negli anni ’90 dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti. Presente una colonia di aironi cenerini il cui sito di riproduzione sarebbe distrutto con l’abbattimento degli alberi per far spazio alla cava.

Un progetto per l’apertura di un’ennesima cava da ben 400.000 mc da realizzarsi a Tempera, frazione di l’Aquila, è stato depositato al Comitato Valutazione di Impatto Ambientale della Regione Abruzzo e la Stazione Ornitologica Abruzzese ha già presentato le proprie osservazioni affinché il progetto non veda la luce. I proponenti, che già operano a poche centinaia di metri con altre cave, vogliono riattivare un vecchio sito abbandonato, cava Masci, di cui i proponenti dichiarano di non conoscere la storia, ampliandolo.

Tra l’altro la cava in questione negli anni ’90 fu protagonista di inchieste e sequestri e viene richiamata più volte negli atti della Commissione parlamentare di indagine sui rifiuti. Tra l’altro negli atti della Commissione si può leggere “Altre vicende significative sono quelle relative alla gestione della cava Masci, in provincia dell’Aquila, dove risultano smaltimenti illeciti di rifiuti pericolosi provenienti da altre regioni“.

Ci sono poi le dichiarazioni dell’ex Procuratore capo di Napoli De Raho che alla Commissione ha riferito dell’interesse dei casalesi alla cava, poi sequestrata (“L’organizzazione, senza perdere tempo, dirotta il flusso dei rifiuti nell’Italia centrale, nel momento in cui le prime società individuate sulla dorsale tirrenica vengono sequestrate. Le società alle quali ho fatto poc’anzi riferimento, infatti, sono state tutte oggetto di sequestri, proprio perché dal primo momento è stata seguita l’attività gestita dal gruppo oggetto delle nostre investigazioni. Dicevo che dalla dorsale tirrenica si passa all’Italia centrale; precisamente, il flusso dei rifiuti viene dirottato verso la cava Masci di L’Aquila, tramite la società di autotrasporti – omissis -. Il fine è quello di miscelare i materiali e di impiegarli nelle costruzioni. La stessa modalità operativa di smaltimento illegale era stata adottata dalla – omissis – di – omissis. Anche in quel caso, i rifiuti erano miscelati con il calcestruzzo e, in questo modo, si smaltivano i rifiuti che avrebbero dovuto seguire ben altra strada. Anche il Centro Masci viene sequestrato dall’Arma dei carabinieri il 2 dicembre 1995.”.

La Stazione Ornitologica Abruzzese nelle osservazioni ha fatto notare le seguenti criticità:

1)verrebbero abbattuti gli alberi che ospitano una colonia di Airone cenerino, la cui nidificazione è tutelata dalle leggi. Si tratta di uno dei pochi siti di riproduzione della specie nell’aquilano;

2)non viene chiarita dai nuovi proponenti, estranei alle vicende e alle problematiche del sito risalenti nel tempo, la situazione ambientale attuale della cava in relazione ai gravissimi fatti riferiti dalla Commissione parlamentare;

3)alcune delle particelle catastali coinvolte nel progetto in realtà sarebbero gravate da uso civico. Pertanto è stato richiesto l’accertamento della reale condizioni e disponibilità delle stesse;

4)l’area della cava sarebbe a poche decine di metri dalle acque del fiume Vera, deviate per l’alimentazione di un laghetto con quello che ne consegue sui rischi di contaminazione delle stesse;
5)L’area dal punto di vista urbanistico è agricola ma il proponente richiama una delibera di Consiglio Comunale, la n.65 del 2012, con la quale sono state modificate le N.T.A. del P.R.G. rendendo compatibili
in aree agricole questi interventi. Abbiamo cercato senza successo sul sito del Comune di L’Aquila la documentazione inerente la procedura di Valutazione Ambientale Strategica per questa variante. Ci chiediamo: tale variante è stata sottoposta alla procedura di V.A.S.?

6)l’Abruzzo manca da alcuni decenni di un Piano cave, previsto da una legge del 1983. Come si fa a continuare a valutare l’apertura di nuove cave senza uno straccio di pianificazione?

Ricordiamo che chiunque può presentare le proprie osservazioni entro il 8 febbraio 2022 al comitato VIA della Regione Abruzzo. Per la SOA non si può continuare a bucare le montagne abruzzesi quando è necessario, anzi, obbligatorio per le normative comunitarie, puntare sul riutilizzo dei materiali inerti.

(foto d’archivio)