L’Aquila, la denuncia di Fedele (M5s): “Pochi posti letto negli ospedali”

Il grande bluff sulla Asl 1, rete ospedaliera in provincia dell’Aquila con pochi posti letto e mal distribuito. Una denuncia fatta dal consigliere pentastellato Giorgio Fedele che parla di un depotenziamento del territorio.

Per lui la rete ospedaliera improntata da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia è una sciagura per la Provincia. Intanto piano sanitario e rete territoriale sono al palo.

Il documento mandato in visione come bozza non lascia dubbi. I 207 posti letto per Fedele è stato ripartito in modo inaccettabile tra le 4 Asl. La Asl 1 arriva ultima con soli 15 posti letto in più. Numero esiguo rispetto alla Asl Lanciano Vasto Chieti con 91, la Asl di Pescara con 54 o Teramo con 47. L’Aquila segna meno 5 posti, Castel di Sangro meno 7, Avezzano 5 posti in più di cui 2 sono stati sempre attivi, Sulmona e Tagliacozzo più 10 e più 12 ma sono posti di riabilitazione. Una bozza che non piace e i 5 stelle stanno analizzando le esigenze del territorio per portare sul tavolo della commissione alcune proposte. Chiedono innanzitutto una ripartizione più equa e la valorizzazione di reparti d’eccellenza. Fedele chiede che L’Aquila sia riconosciuta come centro regionale per la cura del Parkinson con l’attivazione di un’unità operativa semplice.

Per Avezzano, invece, la Stroke Unit va individuata come unità di secondo livello. Stessa situazione per la rete politrauma. Per il consigliere bisogna dare un futuro certo ai presidi di Tagliacozzo e Pescina. Tagliacozzo non è più riconosciuto come presidio ospedaliero nonostante la conferma di due moduli di riabilitazione, uno dei due declassato a unità semplice dipartimentale. A Pescina la situazione è peggiore. Nella bozza si prevede un reparto di lungodegenza per decongestionare Avezzano ma nei fatti si sposta solo il reparto già presente nel nosocomio di Avezzano. Il termine della fine dello stato di emergenza è fissato per il 31 luglio. La Asl 1, ricorda Fedele, deve riattivare tutti i servizi che c’erano prima dell‘emergenza Covid riportando i sanitari spostati per far fronte alla pandemia dove erano assegnati in precedenza.