Incendio Carpineto Sinello: individuato e denunciato il responsabile

E’ stato di origine colposa l’incendio boschivo sviluppatosi nel pomeriggio di domenica 5 gennaio scorso in località “Policorvo” di Carpineto Sinello .

Ad accertarlo i militari della Stazione Carabinieri Forestale di Gissi. Sul posto per domare le fiamme sospinte dal vento erano intervenute tre squadre dei Vigili del Fuoco. L’incendio era stato spento nella tarda serata. Dagli accertamenti effettuati  dai militari l’incendio ha interessato una superficie di circa 19 ettari, di cui 4 boschivi (macchia mediterranea) e 15 non boschivi (incolti e seminativi). Nei giorni seguenti l’evento la Stazione Carabinieri Forestale di Gissi ha svolto attività-info investigativa e d’indagine tecnica per risalire alle cause del rogo ed al responsabile. Per individuare l’area ed il punto d’insorgenza dell’incendio si è impiegato il Metodo delle Evidenze Fisiche (M.E.F.), protocollo operativo che si basa su modelli geometrici di propagazione ed indicatori. L’intera superficie percorsa dal fuoco è stata perlustrata e perimetrata dai militari in cerca delle tracce sulla vegetazione e sul terreno che indicassero le modalità del passaggio del fuoco. E’ seguita una complessa attività di valutazione e analisi dei diversi indicatori. In particolare i Carabinieri Forestali attraverso il M.E.F. sono riusciti a determinare l’esatto punto di insorgenza delle fiamme, corrispondente ad un focolaio acceso per ripulire un terreno incolto.  Gli investigatori hanno stabilito la causa che ha provocato l’incendio tramite un processo di validazione, documentando le relazioni esistenti tra prove materiali e testimonianze  raccolte durante l’investigazione. Da qui sono iniziati gli accertamenti per risalire all’identità del responsabile che è risultato essere  il conduttore del fondo agricolo da cui si sono propagate le fiamme.  La persona ritenuta responsabile del rogo è stata deferita alla Procura della Repubblica di Vasto per incendio boschivo colposo e rischia una condanna da uno a cinque anni di reclusione, come previsto dall’articolo 423 bis, secondo comma, del Codice penale.