Il rito dei serpari riaccende Cocullo

Ogni primo maggio Cocullo, con il suo rito dei serpari, incanta migliaia di persone. Tra temerari e timorosi, tutti cercano di mettersi in connessione con i rettili

Dopo la cattura temporanea, avvenuta da giorni, oggi è il giorno delle foto e degli incontri, ma soprattutto del rito religioso che, dopo la messa, si conclude con l’uscita della statua di San Domenico Abate dalla chiesa e la sua vestizione con i serpenti.

Attorno all’Anno Mille, San Domenico Abate, protettore di Cocullo, visse per anni proprio in queste zone, anche all’interno di una grotta nelle Gole del Sagittario. Si narra che il Santo si sia cavato un dente da donare alla popolazione prima di lasciare il borgo. Il gesto ispirò una fede profonda che scalzò il culto pagano della Dea Angizia, protettrice dai veleni e alla quale venivano offerti in sacrifico i serpenti, sostituito dalla devozione per San Domenico.

La Festa dei Serpari di Cocullo è da anni candidata a Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco.

Al termine della festa di oggi i serpenti torneranno finalmente alla loro vita quotidiana, ma almeno il fuori programma sarà servito anche a studiarli e a proteggere loro e l’habitat che li circonda.

A Cocullo migliaia di persone riempiono piazze e vicoli. Anche oggi le file ci sono state, un carico comunque alleggerito dai numerosi treni speciali che portano i visitatori provenienti da diverse parti dell’Abruzzo e non solo.

 

 

 

 

Per un giorno solo il paese – solo 204 le anime residenti – si affolla come non mai: 10/20.000 persone si assiepano ovunque per incontrare serpi e serpari e seguire la statua nella processione per le vie del paese. La festa dei serpari è un evento più unico che raro in quanto offre la possibilità di interagire pacificamente con uno degli animali più temuti e meno amati dagli esseri umani.

Da qualche anno la festa del borgo marsicano è diventata anche occasione di studio: gli erpetologi misurano i serpenti catturati, effettuano analisi per controllare l’eventuale presenza di infezioni e, in alcuni casi, li dotano di microchip sottocutanei che permetterà di monitorali a distanza.

Il serpente più diffuso nella zona, e più presente oggi nelle strade di Cocullo, è il cervone (Elaphe quatuorlineata); mansueto e innocuo, è tra i più lunghi d’Europa: può arrivare addirittura a due metri.

I serpari moderni sono figure tradizionali che derivano dai Ciaralli, gli antichi guaritori della zona di Cocullo. Oggi sono per lo più persone, sia uomini che donne, che vivono e lavorano fuori dal paese, ma che ritornano puntualmente per partecipare al rito in veste di serpari.

L’origine della festa dei serpari risale a oltre duemila anni fa, quando queste terre erano abitate dal popolo dei Marsi. Nei secoli successivi il rito pagano venne adattato al cristianesimo.

 

Durante la festa la statua di San Domenico, che protegge dai morsi velenosi e dal mal di denti, viene addobbata dai serpari davanti alla chiesa e portata in processione per le vie del paese. Non è considerato un buon presagio se qualche serpente si sofferma sugli occhi della statua coprendoli, come se il santo non volesse vedere qualcosa di brutto.