Guerra Russia-Ucraina, conto salato per l’agroalimentare

Il conflitto che si sta combattendo in queste ore in Ucraina presenterà inevitabilmente un costo salato al settore primario della nostra economia e in particolare all’agroalimentare, già in faticosa ripresa post pandemica.

Il blocco dei fertilizzanti, le speculazioni finanziarie sui cereali (grano e mais), il possibile embargo russo sul vino italiano, che all’enologia made in Italy costerebbe 150 milioni di euro, in risposta alle sanzioni disposte dal blocco occidentale contro la Russia (su tutte l’eventuale esclusione di Mosca dallo Swift, la piattaforma internazionale che certifica le movimentazioni bancarie) e l’aumento del costo dell’energia (luce e gas faranno lievitare anche i costi dei trasporti, per un paese, l’Italia, che per l’80% movimenta le sue merci su gomma) avranno effetti a catena su tutta la filiera agroalimentare, traducendosi in primis in un aumento del costo dei prodotti sullo scaffale del consumatore (già si parla di un +20% del prezzo della pasta).

Anche di questo si è parlato questa mattina nel corso dell’assemblea elettiva regionale delle associazioni della CIA, la Confederazione italiana degli agricoltori, che si è svolta all’interno del padiglione Daniele Becci del Porto turistico Marina di Pescara.

Al termine dei lavori l’assemblea elettiva ha rinnovato le cariche della presidenza regionale delle tre associazioni della Cia: Antonella Vicoli per Donne in campo, Enrico Valentini per Agia, l’Associazione dei giovani imprenditori agricoli, e Giuseppe De Blasis per Anp, l’Associazione nazionale pensionati.

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