D’Alfonso sulla vicenda di Luciano D’Amico, “Avevamo il diritto di averlo ancora come presidente di Tua”

“Una sentenza che è un’operazione verità anche sull’inconsistenza iniziale del patrimonio accusatorio: il senatore PD Luciano D’Alfonso commenta così la sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste del professore Luciano D’Amico, all’epoca dei fatti magnifico rettore dell’Università di Teramo, accusato dei reati di peculato e di indebita percezione di somme ai danni dello Stato, per aver ricoperto il doppio incarico di rettore e presidente, prima del Cda di Arpa spa e successivamente, durante la Giunta regionale 2014-2019, per la sua nomina, svolta gratuitamente, al vertice di Tua spa.

 

La magistratura era intervenuta a seguito di denuncia; ora però per entrambi i capi di imputazione è giunta un’assoluzione piena che il senatore Luciano D’Alfonso ha commentato.

«Noi dobbiamo fare in modo che l’Abruzzo non conosca più queste esperienze di dolore, perché è un dolore demolitivo che rischia di allontanare i bravi, i competenti e i capaci dal sistema della decisione pubblica. A Luciano D’Amico avevamo chiesto di aiutarci a mettere ordine nella società di trasporti; lui ha messo in ordine i conti. Ad un certo punto un pò di denuncismo da parte dei soliti avversari e pozzangheristi con un sistema dell’accusa che deve rivedere il suo modo di lavorare ce lo hanno tolto, sia come rettore che come incaricato al vertice della società di trasporti.
Noi però volevamo Luciano D’Amico anche per continuare a lavorare sulla qualità dell’offerta dei trasporti dell’Abruzzo, per gli abruzzesi e anche per l’Italia e per l’Europa. Ma perché bisogna arrivare a quelle accuse così gigantografe, che poi si rivelano costruite su niente, tanto che le sentenze parlano di assoluzione per inesistenza dei fatti?
Noi dobbiamo evitare che il sistema giudiziario quando procede realizzi paura e impaurimento, perché alla fine ci perde la comunità e in questo caso degli abruzzesi.
Noi faremo nascere un’associazione in Abruzzo, associazione 358 (dall’art. 358 del Codice di procedura penale secondo cui “il pubblico ministero […] svolge altresì accertamenti su fatti e circostanze a favore della persona sottoposta alle indagini”, ndr.), chiedendo aiuto agli accademici del diritto, agli avvocati e alle persone anche che hanno patito la giustizia sbagliata, perché tante volte poi le accuse si sono rivelate niente. Io sono prova del funzionamento dell’ordinamento che le garanzie ci sono, ma dobbiamo evitare che lungo la strada dell’accertamento della verità vengano a patire i diritti.
Luciano D’Amico noi avevamo il diritto di averlo ancora come presidente di Tua. Qualcuno dovrà risarcire i danni, perché non è vero che non è accaduto nulla. Qui si è impedito a un cittadino bravo, chiamato dall’ordinamento a fare il presidente di una società importante qual è quella che dà diritto ai trasporti, di poterlo fare, perché circondato da un mantello accusatorio che si è rivelato pieno di niente.»