Palestina, Iezzi racconta al Tg8 la sua esperienza

Franco Iezzi ha una prima vita – pubblica – come presidente del Parco Maiella, e una seconda vita – più personale  – come apprendista scultore

Nel mezzo c’era, e c’è ancora, un’altra storia da raccontare,  quanto mai attuale visto che rappresenta l’unica presenza italiana nei territori palestinesi. Parliamo della PDC – la Palestine Development Company, costituita nel 1995 a Gaza. Si tratta di una società mista il cui capitale è detenuto per il 50% dall’ Autorità Palestinese e per il 50% dalla Società Costruttori Internazionali  rappresentata proprio da Iezzi. La PDC nacque a seguito dell’Accordo di Oslo del 1993 che produsse una serie di programmi per la ricostruzione e la realizzazione di alloggi destinati ad accogliere il rientro dei palestinesi sparsi per il mondo e nei campi profughi.

Con il patrocinio dell’onorevole Andreotti si svolse un incontro a Tripoli, dove Arafat era in esilio, per dare concretezza ai programmi: fu deciso di costituire la società PDC, cui poco dopo venne affidato il compito di costruire 27.000 alloggi. La prima opera realizzata a Gaza City era costituita da una piattaforma di 20.000 metri quadri e da una torre abitativa, la prima di quattro, denominata Al Awal Italian Style e ultimata nel 1999. Nel 2014 il complesso Al Awal fu bombardato dalle forze israeliane, 92 famiglie persero la loro casa. Nel mese di ottobre dello stesso anno fu convocata la Conferenza de Il Cairo composta dai paesi donatori di aiuti per la ricostruzione di Gaza, nel corso della quale fu accolta la proposta della PDC di finanziare la ricostruzione del complesso. Dopo una serie di peripezie e di procedure burocratiche si è riusciti a ricostruire l’intero complesso edilizio.

“Al momento – dichiara al Tg8 Franco Iezzi – non sono arrivate notizie di nuovi bombardamenti in quella zona”.

Portano la firma dell’Italia anche altre opere infrastrutturali realizzate in Palestina: ospedali, scuole, edifici pubblici.

“Vorrei anche ricordare che, stante la mia permanenza in Palestina, il Cardinale Fagiolo, che avevo frequentato durante la sua lunga presenza a Chieti in veste di Arcivescovo della Diocesi, sapendo il mio hobby per la scultura mi informò che Giovanni Paolo II gli aveva chiesto di far realizzare un’opera che ricordasse a Betlemme il Grande Giubileo del 2000. Mi propose di realizzare un bozzetto che poi sottopose al Pontefice, il quale volle incontrarmi per darmi alcune indicazioni che attenevano alla sua visione delle tre religioni monoteiste (i tre anelli della catena che ho realizzato nel 2000 e che, invece di cadere in basso, sulla base della legge di gravità, si proiettano verso il cielo, sostenute dalla forza della Pace). L’opera fu realizzata e posata il giorno di Natale, a Manger Street a Betlemme, alla presenza dell’on D’Alema allora Presidente del Consiglio dei Ministri”.