Covid Pescara, Parruti: “Un mese in zona rossa ma i dati non calano”

“La variante inglese è un’altra cosa e, infatti, in Gran Bretagna, quando si è diffusa, è stato disposto il lockdown. Le attuali misure restrittive con questo virus possono fare poco”.

Lo afferma il direttore delle Malattie infettive di Pescara, Giustino Parruti, a un mese esatto dall’entrata in vigore delle misure da zona rossa, aggiungendo che “se la crescita si è arrestata, segnali di deflessione non ci sono e siamo su un plateau di numeri altissimi, con l’ospedale che vive il suo momento più difficile dall’inizio dell’emergenza”. Nel Pescarese l’incidenza è al di sopra della soglia di allarme ormai da più di un mese e oggi, a quattro settimane dalla zona rossa, è ancora superiore a 300.

“Sabato 13 marzo abbiamo avuto una ventina di accessi in ospedale – prosegue Parruti, coordinatore della Risposta Asl all’emergenza coronavirus – e tre di questi pazienti erano da terapia intensiva. Continuano ad aumentare i giovani che risultano positivi e quelli con sintomi importanti: oggi per un 30 enne è stata necessaria la consulenza di un rianimatore. Proprio per far fronte alle difficoltà dell’ospedale di Pescara, al completo ormai da settimane, venerdì 12 marzo è stata attivata la Centrale remota operazioni soccorso sanitario (Cross): tre pazienti sono stati trasferiti verso le terapie intensive di altre regioni. “Ora – fa sapere Parruti – è scattato un piano per l’ulteriore ampliamento dei posti di rianimazione. In accordo con l’Unità di crisi regionale, ne verranno attivati sei all’ospedale di Popoli e questo consentirà di decongestionare il sistema. A Pescara non era possibile allestirne di nuovi. Siamo oltre i 41 pazienti in terapia intensiva, mai erano stati così tanti”, conclude.