Covid Abruzzo, Parruti: “Bene immunità di gregge ma non basta”

Nonostante il raggiungimento dell’80% di persone vaccinate in Abruzzo, l’infettivologo Parruti parla di “immunità di gregge” come un dato confortante ma anche della necessità di non abbassare la guardia.

Parla chiaro il direttore dell’U.O.C. di malattie infettive dell’ospedale di Pescara, il dottor Giustino Parruti. Nonostante il raggiungimento di questa soglia, che aiuta, non bisogna abbassare la guardia, anzi, cercare di raggiungere una copertura vaccinale del 90%.

“L’Immunità di gregge è quella condizione per cui la copertura vaccinale per una patologia è tale che le poche persone non vaccinate sono protette dalla circolazione del virus. Quindi – spiega il dottor Parruti – la soglia che noi oggi festeggiamo che supera l’80% è una soglia che aiuta tantissimo a ridurre la circolazione del virus, perché il grosso della popolazione è già protetto. Questo concetto di immunità di gregge – prosegue Parruti – è un concetto molto dinamico che non deve, però, fermare la nostra corsa verso una maggiore copertura vaccinale. Faccio un esempio: un virus molto simile a quello del Coronavirus è quello della Rosolia, che tutti conosciamo, e in molte aree ha una copertura vaccinale del 90-92%, il virus continua però a circolare in altre aree come nel Sud est asiatico, quindi con i voli può rientrare nelle aree dove ancora c’è una copertura vaccinale. Cosa succede, che quando in una zona con il 90% di copertura vaccinale si crea una sacca ampia e concentrata di non vaccinati, ecco che la malattia riprende come se non ci fosse immunità di gregge. Quindi dobbiamo arrivare alla copertura più ampia possibile, il 90%, e stare molto attenti a non avere aree del territorio dove la copertura vaccinale sia ristretta, perché lì la circolazione riparte subito. Dobbiamo essere molto solidali in questa misura di igiene pubblica, se non penseremo a bloccare la circolazione del virus in tutto il mondo, se ci accontenteremo che solo il nostro orto sia ben coltivato, in realtà l’orto sarà molto esposto dai rientri del virus da dove continua a circolare e anche piccole sacche di copertura potranno continuare a essere ferite. Per questo – conclude l’infettivologo – se pensiamo a tutti, pensiamo meglio a noi”.