Coronavirus Abruzzo, commercio in centro all’Aquila: un secondo terremoto

Coronavirus Abruzzo, nel centro storico dell’Aquila oggi deserto c’erano più di 250 attività riaperte a fatica dopo il terremoto del 2009: tante le difficoltà dei commercianti

Oltre 250 attività commerciali in centro storico all’Aquila censite prima che scoppiasse la pandemia. Attività rimesse su a fatica dopo 11 anni dal terremoto del 2009. Zone tornate alla vita come Piazza Palazzo, ad esempio, dove in tanti si sono ricollocati. I Portici che hanno ripreso pian pian colore con insegne e nuove serrande. Dopo 11 anni se non è un altro terremoto questo almeno fisicamente, lo è certamente negli affari per i commercianti del centro storico che si ritrovano in una doppia zona rossa di fatto. Ci avevano provato alcuni a resistere: abbigliamento, gioiellerie, altre categorie e bar. Dopo l’ulteriore stretta del Governo in centro è la desolazione più completa. Tutto chiuso e tutto vuoto, così come deve essere, con qualche alimentare aperto, banche e posta. Per il presidente del movimento che raccoglie molti commercianti del centro storico il momento è molto difficile, servono di certo strumenti di sostegno.

Anche la movida chiaramente che era stata la prima a ripartire con la riapertura dei locali, oggi non esiste più. Quel centro che si ripopolava di più ogni giovedì o venerdì sera con gli universitari e gli aquilani è morto. L’immagine è spettrale e quando fa buio lo è ancor di più. Anche in questo senso c’è una categoria che soffre, quella dei gestori di locali notturni, pub, ristoranti. E anche se ci si è reinventati in alcuni casi con le consegne a domicilio restano tantissimi i problemi, come spiegano i gestori dei locali che avevano scelto di riprovarci in centro.

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